Qui Torino – Bambini in fuga
Presentato nella cornice di Palazzo Cisterna, sede della Città Metropolitana, il nuovo libro di Mirella Serri, “Bambini in fuga” (Longanesi, Milano 2017). L’evento, organizzato dal Centro Pannunzio, un’associazione di libera cultura, indipendente ed anticonformista fondata nel 1968, è stato patrocinato dalla Comunità ebraica di Torino. A dialogare con l’autrice, nonché docente di Letteratura italiana alla Sapienza e giornalista, sono stati Pier Franco Quaglieni, direttore generale del Centro e Dario Disegni, presidente della Comunità.
I “Bambini in fuga” sono 73 giovanissimi ebrei tra i sei e i diciassette anni che, sotto la guida di un altrettanto giovanissimo maestro di soli ventidue, tentano di scappare dalla Germania per sfuggire ai rastrellamenti e raggiungere tramite i paesi dell’Europa Orientale, la Palestina. La vicenda dei perseguitati si lega a quella dei persecutori in una caccia frenetica all’uomo dove emerge con prove documentarie, lettere, testi radiofonici l’alleanza tra il regime nazista di Hitler e Gran Muftī, Amīn al-Husaynī, per impedire l’immigrazione ebraica. La terribile vicenda dei bambini ebrei si lega però a un secondo filo narrativo, quello degli eroi, o meglio di gente comune che ha accolto e tenuto nascosto questo gruppo di 73 bambini. Si tratta degli abitanti di Nonantola, un paese vicino a Modena. Qui, a dispetto del fascismo e delle leggi razziste in vigore, l’intera popolazione si mobilita per aiutarli, offrendo ospitalità e protezione per un anno intero. Un medico e un parroco di Nonantola diventeranno così i primi italiani annoverati fra i “Giusti tra le nazioni”. Villa Emma sarà il luogo dove i ragazzi rimarranno nascosti fino all’8 settembre del ‘43 , per poi scappare verso il confine svizzero, poi francese e infine approdare in Palestina.
Ad introdurre l’autrice è Pier Franco Quaglieni: “Mirella Serri completa un lungo percorso che l’ha resa protagonista nel narrare verità scomode, e lo fa fondendo tra di loro il rigore storiografico e una scrittura avvincente”. “Questo saggio”, commenta Dario Disegni, “fa conoscere una pagina molto importante della storia del Novecento, una vicenda in parte poco conosciuta e in parte rimossa dall’opinione pubblica. “Bambini in fuga”, conclude Disegni, è una storia di orrore da un lato, dove il nazismo si lega al fondamentalismo islamico, ma dall’altro è una storia di accoglienza e di solidarietà tra esseri umani”.
Infine la parola passa all’autrice: “Si tratta di una storia di eroismo e accoglienza che ha molto da insegnare anche nel contesto attuale”. “Mi annichilisce l’attualità delle stragi dei bambini, dai molti siriani al recente attacco a Manchester”. Serri pone l’accento sui persecutori ricostruendo le alleanze e il contesto internazionale in cui queste si formano e si consolidano con conseguenze sul clima geopolitico del Medio Oriente che arriva fino ai giorni nostri. “Bambini in fuga” non è solo la vicenda delle prede, ma anche e soprattutto quella dei cacciatori”, sottolinea Serri: all’inseguimento degli orfani, accanto a Adolf Eichmann, Adolf Hitler, compare il Gran Muftī, Amīn al-Husaynī, che dopo aver lasciato Gerusalemme, approda a Berlino per avere un ruolo più attivo rispetto alla “questione ebraica”. Amīn al-Husaynī, padre del radicalismo e dell’estremismo islamico, oltre ad aver ricevuto dal Führer l’incarico di limitare l’emigrazione ebraica dall’Europa, decide di creare una divisione di SS musulmane nei Balcani, progetto che poi non raggiungerà il grado di adesione che sperava. Il silenzio sulla sua vicenda è da legarsi anche alla mancanza di un processo che lo avrebbe portato a rispondere dei propri crimini contro l’umanità. Nel 1945 infatti riesce a scappare e trova rifugio in Francia, infine arriva al Cairo su un aereo di linea grazie a un travestimento. Da lì inizia il suo ruolo di capo spirituale e politico in seno al Medio Oriente.
Alice Fubini
(30 maggio 2017)