Who cares
Mi risulta un po’ difficile comprendere come qualcuno sia rimasto ugualmente entusiasta della visita di Donald Trump in Israele, o si sia emozionato per il suo giro solitario al Kotel. O forse mi sono perso qualcosa.
Trump si è diretto precedentemente in Arabia Saudita dove è stato accolto in pompa magna e ha firmato un contratto per la fornitura di armi per 110 miliardi di dollari, ha passato poi una breve giornata in Israele, dopo di ché è corso nei territori palestinesi a ripetere ad Abu Mazen le stesse identiche parole sulla “pace possibile” dette a Netanyahu. Nel suo breve tour nel Mediterraneo Trump ha soltanto confermato il vincolo di alleanza con Israele degli altri suoi predecessori, né più né meno. Anzi forse in misura minore, almeno rispetto alle aspettative. Non ci sono stati discorsi altisonanti su come “Gerusalemme sia l’unica ed indivisibile capitale di Israele”, o pronunciato qualcosa a riguardo dello spostamento dell’ambasciata americana da Tel Aviv come promesso in campagna elettorale – qualcuno ricorda ancora? – . Tornato a Washington il tycoon ha infatti rinviato nuovamente il provvedimento che scade ogni sei mesi.
Inoltre come ha scritto meglio di me su queste pagine Anselmo Calò troppo spesso dimentichiamo come l’Arabia Saudita e i paesi del golfo siano tra i principali promulgatori del wahhabismo nel mondo islamico, e quindi del jihadismo e del conseguente antisemitismo. L’Arabia Saudita e le sue organizzazioni “caritatevoli” finanziano anche Hamas, nonché le famiglie dei “martiri” palestinesi assicurandoli un sostegno economico. Su queste basi pure chi sostiene timidamente che il neopresidente americano sconfiggerà il terrorismo, risolverà l’annoso conflitto medio-orientale e porterà la “pace” mi sembra destinato ad illudersi. O forse è ancora troppo presto per dirlo, chissà. Intanto dovrebbe preoccupare anche l’uscita degli Usa dagli accordi sul clima di Parigi. Ma così almeno una delle promesse fatte in campagna elettorale è stata mantenuta! America first, the rest of world who cares…
Francesco Moises Bassano
(2 giugno 2017)