Festival Economia di Trento Il costo di una dieta sbagliata
Si avvia verso la conclusione la dodicesima edizione del Festival Economia di Trento, dedicato quest’anno a un tema complesso come le diseguaglianze all’interno del mondo della sanità. Una problematica su cui ha voluto riflettere anche Pagine Ebraiche, proponendo ai tanti visitatori della rassegna trentina un dossier dedicato proprio alle questioni della salute diseguale, toccando principi legati all’ebraismo e raccontando quali soluzioni ha adottato la realtà israeliana. E da Israele sono arrivati due degli ospiti del Festival: i ricercatori Elliot Berry dell’Università Ebraiche di Gerusalemme e Iris Shai dell’Università Ben-Gurion. Introdotti dal presidente della Fondazione Edmund Mach Andrea Segré, i due esperti, assieme a Kieran Tuohy, responsabile del Dipartimento qualità alimentare e nutrizione FEM, hanno parlato delle recenti ricerche scientifiche sulla composizione chimica della dieta mediterranea e i suoi effetti benefici nella prevenzione delle malattie metaboliche, come diabete ed obesità. “Quando si parla di Dieta Mediterranea, patrimonio Unesco, in realtà bisognerebbe riferirsi al suo etimo greco, “diaita”, ovvero stile di vita – ha spiegato Segrè -. A ragione possiamo parlare di ‘piramide mediterranea universale’ inserendo alla base della stessa la convivialità, l’attività fisica e l’educazione. Questa piramide si può declinare localmente, adattandola a tradizioni, stagionalità e prodotti del territorio: in questo modo essa è anche più sostenibile”.
Elliot Berry ha spiegato come la situazione socio-economica e psicologica di una persona influenzi fortemente la possibilità di adottare uno stile di vita sano. “Con una provocazione – ha evidenziato Berry – posso dire che una persona sportiva, anche con qualche chilo in più, è meglio di una molto magra ma completamente inattiva”. Iris Shai ha invece presentato in anteprima lo studio DIRECT-PLUS, una ricerca innovativa avviata in collaborazione con la Fondazione Mach, che punta a verificare le proprietà benefiche di prodotti ad alto contenuto di polifenoli, come olio d’oliva e piccoli frutti. Inoltre si è soffermata sulla distribuzione del grasso nel corpo umano in relazione ai disordini metabolici e cardiovascolari. Secondo l’economista Kiersten Strombotne, protagonista di un altro incontro a Trento dedicato a cosa mangiamo, parlare di nutrizione è come parlare di religione, ognuno ha le proprie convinzioni. Il che spiega perché le campagne governative contro l’obesità (una persona su tre negli USA, con un costo di 147 miliardi di dollari all’anno) non raggiungano gli effetti desiderati, giacché dobbiamo fare i conti con l’irrazionalità del consumatore, oltre che con le sue condizioni di reddito e il livello culturale, due fattori che influenzano grandemente le abitudini alimentari delle persone. “Aumentare la tassazione sulle bevande e i cibi ipercalorici non produce alcun effetto sul cambiamento delle cattive abitudini alimentari; si possono promuovere campagne educative nelle scuole, ma nessuno è poi obbligato a tenere conto delle informazioni ricevute. La verità è che non abbiamo capito come condurre questo tipo di politica, e ancora oggi non sappiamo se faccia più bene fare movimento fisico o ridurre gli zuccheri”. Secondo Elliot Berry, che lavora a progetti di collaborazione tra la Fao e l’Università Ebraica di Gerusalemme, la cosa fondamentale – come ricordato – è il movimento: “5mila passi al giorno è il minimo e consiglio a tutti di comprarsi un contapassi”.
(4 giugno 2017)