…1967

Una chiosa allo speciale di Gad Lerner sui cinquant’anni dalla Guerra dei Sei Giorni andato in onda con un buon rating lunedi 29 su Rai3. C’è chi sostiene che il programma era equilibrato, altri pensano che era oltraggiosamente sbilanciato.
Ai primi direi che a mio parere sia l’autore sia il regista hanno fatto un lavoro interessante e coscienzioso ma mancavano due scene che avrebbero dato alla ricostruzione storica l’equilibrio perfetto. Dopo la valutazione molto cauta dell’esperto egiziano di strategia sulla non volontà di Nasser di fare la guerra, mancava la voce di un esperto israeliano di strategia che chiarisse: forse Nasser veramente bluffava, ma cosí facendo aveva creato il casus belli e Israele non aveva altra scelta che prendere sul serio le dichiarazioni e i fatti creati sul terreno con tanta incoscienza e euforia, e trarre le dovute conclusioni. La seconda scena mancante, dopo quella del palestinese che lamenta la cancellazione del suo villaggio sulla strada per Gerusalemme, è quella della sofferenza dei civili israeliani cannoneggiati a Gerusalemme dall’artiglieria giordana e sul Lago di Tiberiade da quella siriana, e poi martoriati da cinquant’anni di terrorismo palestinese.
Ai secondi direi che la storia non può essere letta con gli occhi ingenui di un fumetto, soprattutto da parte di quelli che allora non si trovavano in Israele e che anche oggi non ci sono. La nostra narrativa è che la Guerra dei Sei Giorni è stata la nostra più grande vittoria, militare e politica, e in realtà lo è stata e ha fatto rinascere lo stato d’Israele. O meglio, in un certo senso, lo stato d’Israele è realmente nato nel 1967. Ma se cinquant’anni dopo esiste ancora un problema irrisolto, c’è qualche cosa che non ha funzionato. O è mancata la forza per completare il lavoro, e allora l’orgoglio per la prova di forza è inappropriato. Oppure è mancata la capacità, la fantasia, la perseveranza di costruire, di inventare o perfino di tramare quegli scenari politici che possono aiutare a risolvere il problema. Gli ostacoli sono infiniti. Il vero vincitore è colui che è capace di sormontarli.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(8 giugno 2017)