Le forme dell’intolleranza

haddadLa prima parte di Dans la main droite de Dieu. Psychanalyse du fanatisme, il volume di Gérard Haddad pubblicato da Premier Parallèle a settembre 2015, descrive il fanatismo come soggetto collettivo, composto oggi da fanatici millenaristi, non solo islamici, ma che in altre epoche si è presentato in forme differenti, dalle pulizie etniche ai fascismi al nazismo. Come ha spiegato su Doppiozero Pietro Barbetta, docente di Teorie psicodinamiche all’Università di Bergamo: “Il progetto dei fanatici millenaristi contemporanei consiste nello sterminio di chiunque non concepisca la fede come un progetto di sterminio generalizzato, una sorta di circolarità dello sterminio. A prima vista, il fanatismo è una lotta fratricida totale: ebrei, cristiani, laici, islamici. Il suo teorema è la distruzione dell’umanità. In questa lotta contro gli infedeli, ci sarà sempre qualcuno più fedele che ucciderà l’altro, in un processo infinito: il fratricidio appunto”. Un fratricidio di cui Haddad si è occupato in maniera più approfondita nel suo più recente Le Complexe de Caïn Terrorisme, haine de l’autre et rivalité, uscito presso lo stesso editore lo scorso gennaio. Haddad spiega, nel volume del 2015, che “Il fanatico isolato è un fenomeno psichiatrico, l’appartenenza a un gruppo gli permette di accedere a una dignità superiore, quella di avere un ruolo politico, ovvero di influire sulla storia”. Il fanatismo è cancellare la storia, è un ricominciare dal principio senza tradizioni, ricreando le proprie origini, partendo da nuove radici. Il fanatismo, spiega Haddad, si può presentare sotto quattro forme: nazionalismo, razzismo, totalitarismo e fondamentalismo religioso, fondato sull’idea di possedere la verità. Il volume di Haddad prosegue analizzando la struttura psichica del fanatico quando è inserito in un gruppo. Spiega Barbetta che esiste oggi un soggetto collettivo che si prodiga nel sostituirsi a Dio, delirando dentro una simbolica fatta di costumi macabri, di armi tecnologiche, di video in cui i corpi delle vittime vengono decapitati e straziati. Quando il fenomeno non è isolato la psicopatologia si modifica. Se il fanatico isolato è un folle disperato, il fanatico come soggetto collettivo si manifesta in una patologia ben più grave e socialmente pericolosa, ossia quella del narcisista. È ancora più grave perché mentre il paranoico è drammaticamente solo, il narcisista crea consenso e convince gli altri della verità del suo delirio. Il narcisista, figura chiave della modernità, è dotato di capacità carismatiche e di una particolare forma di intelligenza nel dominio delle masse. Fa proseliti attribuendo ogni problema sociale a qualcuno di esterno e proponendo come soluzione semplice e immediata la forza, l’illegalità, lo sterminio. Caratteristica principale del narcisista è l’efficienza. In un’epoca in cui la burocrazia, con la sua neutralità, diventa fenomeno autoritario, che blocca ogni possibile iniziativa pubblica e privata, nel momento in cui si è di fronte a crisi di onestà, di solidarietà, di amore e giustizia, nascono nuove forme di narcisismo. La descrizione del narcisista, secondo Haddad, ha a che fare con il mancato superamento dello stadio lacaniano dello specchio. Si tratterebbe di analizzare l’interfaccia tra la questione generale del fanatismo e la sua esperienza individuale. Lo stadio dello specchio rappresenta il noto “colpo di fulmine inaugurale”, la cui intensità è variabile, ma necessaria a chiunque per attraversare la vita. La fissazione a questo stadio può produrre la patologia narcisista. Per Barbetta, invece, il narcisismo non è un fenomeno psicogenetico bensì un fenomeno ontologico che ha peculiarità culturali ben definite. Non esiste, come scrive lo stesso Haddad, un solo narcisismo, né il narcisismo è avulso dall’espressione. Il fanatismo è in primo luogo un fenomeno di violenza nei confronti delle proprie tradizioni, di attacco verso la propria lingua materna, un fenomeno di parricidio, solo successivamente di fratricidio, per eliminare i testimoni. Il fanatico, come un androide di Philip Dick, non ha memoria, recita il libro sacro come fosse un linguaggio di programmazione del computer; questa la sua peculiarità, la sua variazione d’intensità si mostra nella negazione delle sue stesse origini, per questa ragione il progetto del fanatico millenarista è rappresentato dall’idea della fine del mondo, che – da narcisista che si sostituisce a Dio – non può che avvenire per sua stessa mano. E il primo libro da bruciare è proprio il libro fondamentale, quello al quale si rifà, alla lettera, il suo stesso programma.

a.t.

(11 giugno 2017)