Oltremare – Shopping

fubiniLo shopping estero è uno degli argomenti di conversazione più quotati fra amici e anche fra sconosciuti in Israele. È la prima domanda che viene posta a quelli che rientrano da ovunque nel mondo: non “cosa hai visto” ma “cosa hai comperato”.
E in effetti non conosco israeliani che partano per l’estero con la valigia piena: si sa, che la si riempirà ben bene prima del volo di ritorno. E va tutto bene fino a quando non si entra in un supermercato. Finché si tratta di shopping di vestiario, si fa fatica a paragonare: il viaggiatore israeliano all’estero può sempre pensare che i negozi sono diversi, le collezioni nelle grandi catene sono almeno parzialmente adattate al paese ospitante, e quindi i prezzi sui cartellini valgono soltanto per quel che c’è scritto. Certo poi, trovandosi fuori da Israele non si può tentare la contrattazione, cosa che giocando in casa è quasi un obbligo, e non si può tirar fuori dal portafoglio una dopo l’altra tutte le tessere di ogni possibile origine compresa quella della palestra e quella del negozio di materiale per giardinaggio, e sperare in un incrocio di riduzioni o sconti. Ma il momento difficile arriva quando ci si trova in un supermercato, davanti alla prova materiale e matematica che i prezzi israeliani sono evidentemente, oggettivamente e tristemente alti. Viene voglia di comperare di tutto, dalle fette biscottate ai cotton fioc, passando per l’insalata e le albicocche. L’economia-isola di Israele brucia davvero in quei momenti di profonda meditazione filosofica fra olive taggiasche e capperi al sale.

Daniela Fubini, Tel Aviv

(12 giugno 2017)