Ticketless
A’ quoi na sert?

cavaglion“La guerra dei Sei giorni non può essere ridotta a fumetto”, scrive con la consueta saggezza, su questo portale, Sergio Della Pergola. La storia vera, non quella dei cartoni animati, segnò una svolta in tutta Europa, non solo in Israele. Come spiegare, ad esempio, la fascinazione per Nasser dei partiti comunisti di Francia e Italia? Torna a mente Raymond Queneau, che in I fiori blu conia un gioco di parole, intraducibile secondo il pur bravissimo traduttore Italo Calvino: “A’ quoi na sert?” Una assurdità parve anche in Italia, secondo non pochi eredi dell’antifascismo, a partire da Aldo Garosci, la cui biografia è entrata in libreria (Daniele Pipitone, Alla ricerca della libertà. Vita di Aldo Garosci, F. Angeli ed.).
Una domanda secca per i giovani soci delle associazioni Italia-Israele sparse ormai in tutta la penisola. Quanti sanno chi è stato il padre nobile dell’associazione? Chi sa dire qualche cosa di questo vecchio combattente della guerra di Spagna Garosci, che nel giugno 1967 combatté l’ultima sua buona battaglia? Pipitone rievoca il clamoroso invito urlato in piazza da Garosci ai compagni del PCI, affinché bruciassero le tessere del partito in segno di protesta contro la incredibile sudditanza filo-egiziana del giugno 1967. “A’ quoi na sert?”
Da Garosci ai fratelli Rosselli il passo è breve e, in questi giorni, inevitabile. Garosci ci ha lasciato, fra l’altro, una fondamentale Vita di Carlo Rosselli. Desidero unire la mia voce al coro di quanti hanno esultato per il ritorno delle carte a Firenze. Nella gioia, però, c’è un’ombra di malinconia. Oggi si salvano dalla dispersione le carte di Nello e Carlo, come ieri si sono salvate dal tribunale quelle di Salvemini! Brindiamo pure, ma chiediamoci perché, nel nostro benedetto paese, sempre e immancabilmente siamo costretti a ricorrere alle vie legali per sottrarre tesori archivistici ai curatori fallimentari.

Alberto Cavaglion

(14 giugno 2017)