melamed, mondo – I ragazzi degli scacchi

Un ticchettio inusuale rompe il rumore assordante dei clacson dei boda boda, le moto che sfrecciano per le stradine sporche e polverose di Katwe, uno degli slum di Kampala, capitale dell’Uganda. Una cinquantina di giovanissimi, maschi e femmine, sono appollaiati uno sull’altro in una stanza di 20 metri quadrati scarsi. Al centro, Richard ed Ivan, si sfidano a chi muove più velocemente le pedine su una scacchiera sbiadita. Una trance agonistica interrotta raramente da risate che squarciano il silenzio. Sono i ragazzi della Som Chess Academy, un’associazione creata nel 2004 da Robert Katende, un ex ingegnere ugandese che, grazie alla sua passione per gli scacchi, è riuscito a salvare centinaia di giovani di Katwe da crimine e prostituzione.
Richard ed Ivan sono due dei «Pioneers» (pionieri), i primi ad essere stati raccattati dalla strada quando avevano 12 anni. Oggi sono diventati maestri e, quando non frequentano l’Università, insegnano ai più piccoli come muovere cavallo e alfiere sulla scacchiera. Un gioco complicato, elitario e sconosciuto nella baraccopoli, ma economico e poco ingombrante. Per questo Robert Katende, anche lui con un’infanzia difficile alle spalle, e con il sogno infranto di creare una scuola calcio per aiutare i bambini di strada, lo sceglie. Non pensa che, otto anni dopo, sarebbe riuscito nell’impresa di portare una ragazza senzatetto a rappresentare l’Uganda alle Olimpiadi di scacchi e a trasformare una storia reale nella scenografia di un acclamato film prodotto da Walt Disney: Queen of Katwe (La regina di Katwe).
Passano i giorni e sempre più ragazzi entrano nella camera con le pareti sbiadite da cui filtra il sole dell’Equatore. Attraverso la disciplina degli scacchi, Robert cerca di motivare i suoi ragazzi a non accettare le proposte allettanti delle gang locali. Un lavoro quotidiano fatto di dialogo, sorrisi e abbracci che, il fondatore dell’accademia, continua a fare anche dopo il successo cinematografico. Non tutti resistono, ma tra loro si nasconde un talento insperato. Si chiama Phiona, ha 9 anni, è poverissima e vive con due fratelli piccoli e la madre in una baracca di Katwe. Partita dopo partita, esce fuori un vero prodigio che lascia di stucco i suoi compagni di gioco più adulti e lo stesso mentore Robert. Phiona brucia tutte le tappe e arriva a competere per il proprio Paese alle Olimpiadi riuscendo a guadagnare i soldi necessari per comprare una casa alla madre ed ai fratelli e ad uscire da Katwe. Una storia da film, da cui la regista Mira Nair ha prodotto nel 2016, Queen of Katwe, con l’interpretazione magistrale della star cinematografica africana Lupita Nyong’o. Presentato al Toronto International Film, ha avuto il successo della critica e le file ai botteghini.
Nonostante le luci della ribalta, il governo ugandese arricchitosi grazie alle tasse imposte alla produzione americana, non ha mobilitato alcun fondo per sovvenzionare l’Academy che, grazie alle donazioni di privati e al supporto dell’Ong americana Sports Outreach, si sta espandendo in tutto l’Uganda e anche nel vicino Kenya. Dal 2004 ad oggi, si sono trovati i finanziamenti per mandare 21 ragazzi all’Università, 3 di questi già laureati, e garantire l’istruzione primaria a centinaia di bambini. La Som Chess Academy non è cambiata neanche dopo le riprese del film, sempre la stessa stanza in affitto che Robert Katende paga 120 dollari al mese. Ma il numero di giovani che ogni giorno bussa a quella porta aumenta. E c’è chi come Stella, una ragazzina di 12 anni, sogna lo stesso percorso di Phiona. Dalla strada al grande schermo grazie ad una scacchiera e a 16 pedine. Un vero scacco matto!

Lorenzo Simoncelli per La Stampa

(16 giugno 2017)