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Il grave episodio di ribellione, suscitato da parte di Korach con un gruppo di seguaci che contestano la leadership di Mosè e il sacerdozio di Aron, a parole per tutelare gli interessi del popolo ma in realtà mossi da ambizioni personali, rancori e gelosie, è considerato un tragico esempio di disputa suscitata da motivi abietti.
A conclusione dell’episodio, la Torah descrive un evento straordinario, destinato a dimostrare che il sacerdozio di Aron corrispondeva alla volontà del Signore: la verga di Aron, posta a fianco di quelle recate dagli altri capi tribù, appare fiorita e addirittura matura frutti di mandorle. Questo fatto trova una suggestiva spiegazione simbolica in un detto di Rabbi Shelomo Zalman Cohen Kook (padre del grande Rav Avraham Izhak Kook). Interpellato per porre fine ad una pericolosa disputa che minacciava l’integrità di una Sinagoga, si richiamò all’episodio della verga di Aron, spiegando perché avesse maturato proprio delle mandorle. “Questo fatto è proprio un’allusione alle conseguenze di una disputa non finalizzata a scopi elevati; noi troviamo infatti due tipi diversi di mandorle, ci sono quelle che inizialmente hanno un sapore dolce ma in seguito sono percepite come amare, altre invece sono amare nel primo assaggio ma successivamente si gustano come dolci. Questo è quanto avviene nel confronto tra le contestazioni e la ricerca della pace. La disputa ci appare inizialmente gradevole, perché dà spazio al nostro desiderio di far comunque prevalere le nostre idee, di dimostrare che abbiamo ragione ed è il rivale che ha torto. Ci piace ingaggiare discussioni per accontentare il nostro desiderio di primeggiare, ma dispute di questo tipo possono avere un gusto finale assai amaro, fino alle più gravi conseguenze. Viceversa, trattenerci dallo scatenare litigi, mettere un freno al nostro orgoglio, controllare la nostra lingua, può essere amaro inizialmente, costarci non poca fatica e disappunto ma alla fine è più probabile che ci faccia gustare i frutti più dolci della riappacificazione”.
Possiamo aggiungere che la cosa forse più difficile è il riuscire a distinguere quando è giusto evitare la disputa e quando dobbiamo difendere questioni su cui non possiamo scendere a compromessi. Che il Signore ci aiuti a saperlo comprendere.

Giuseppe Momigliano, rabbino

(21 giugno 2017)