JCiak – Gal Gadot, è nata una stella

Nei panni di Wonder Woman aveva fatto discutere già prima che uscisse il film, quando le sue ascelle depilate avevano scatenato le ire dei fan più sfegatati (la principessa delle amazzoni, questa l’idea, non ha niente a che fare con i canoni di bellezza occidentali). A film nelle sale, il botteghino segna incassi da capogiro – 100 milioni di dollari nel primo fine settimana negli Stati Uniti e 122 nel resto del mondo – ma il dibattito su Gal Gadot non accenna a quietarsi. Il Libano, la Tunisia e un cinema di Ramallah hanno messo il film al bando perché la protagonista è israeliana come del resto aveva minacciato di fare la Giordania E mentre la regista Pat Jenkins lavora al sequel, perfino il raffinato critico del New York Times A.O. Scott promuove a pieni voti il lavoro e la sua eroina.
Diretto da Patty Jenkins, prima donna regista chiamata a dirigere un blockbuster del genere e già titolare di un record di incassi, il nuovo Wonder Woman ci riporta alle origini. La principessa Diana (Gal Gadot) vive in un’isola idilliaca insieme alla madre (Connie Nielsen) e dalle amazzoni. Prove durissime la preparano a diventare una guerriera invincibile ma il suo destino cambia quando un bel pilota americano (Chris Pine) è costretto a un atterraggio d’emergenza sulla costa. Dopo averlo salvato, la principessa scopre che la prima guerra mondiale sta devastando il mondo e mette i suoi superpoteri al servizio della pace.
Il film non lesina i cliché, i colpi di scena e gli effetti speciali che caratterizzano il genere, ma la storia è meno scontata di quel che ci si può aspettare. E, soprattutto, c’è lei.
Gal Gadot è bella e questo già si sapeva. Tre anni fa era stata la Miss Israele Universo. Nel 2007 posava su Maxim, sdraiata in bikini su una balaustra con affaccio sullo skyline di New York, per un servizio intitolato “Le donne dell’esercito israeliano”, volto a rivitalizzare in America il turismo con destinazione Israele. Più di recente era protagonista della campagna per il profumo Bamboo di Gucci in cui altrettanto succinta suonava il pianoforte oltre a comparire.
In più combatte come se non avesse mai fatto altro, il che è un ottimo traino pubblicitario perché consente ai giornalisti di ricamare sul suo passato nell’esercito israeliano (anche se lei, che per il film ha messo su sette chili di muscoli, dice che diventare Wonder Woman è stato assai più impegnativo).
Dopo queste prove David Brinn, managing editore del Jerusalem Post, aveva provveduto a innalzarla nel pantheon delle celebrities. “Gal – ha dichiarato – è un’eroe nazionale. È la prima attrice israeliana a diventare una star mainstream”. Lei aveva ringraziato commossa. “Essere definita una degli ebrei più influenti del mondo è un grande onore. Sono grata di poter essere, attraverso il mio lavoro, un ambasciatore culturale e sono orgogliosa di rimanere un fermo difensore dello stato d’Israele”.
Era però meno prevedibile che questa ex modella passata al cinema – un anno fa era in Batman V Superman: Dawn of Justice – potesse risultare non solo divertente, con quell’accento da amazzone che in inglese suona terribilmente israeliano e una cert’aria da pesce fuor d’acqua, ma soprattutto interessante. La Wonder Woman di Gal Gadot, scrive A.O. Scott del New York Times ha “una presenza scenica regale e naturalmente carismatica”. Come dire, è nata una stella.

Daniela Gross

(22 giugno 2017)