Gli anni mancanti
“Nel 1939 fu chiamato alle armi e combatté sul fronte occidentale. Dopo la guerra…” Un momento: di cosa stiamo parlando? 1939? L’Italia è entrata in guerra nel 1940! Fronte occidentale? Parliamo di quei pochissimi giorni di guerra prima che la Francia capitolasse? Sì, ma poi? Cos’ha fatto dal giugno 1940 all’aprile 1945, e soprattutto dopo l’8 settembre? Era fascista? Antifascista? Salò? Resistenza?
Se fosse stato un tema o una tesina su Caproni avrei posto queste domande nel giudizio finale, a corredo di una valutazione negativa. Trattandosi della biografia fornita dalle tracce ministeriali dell’esame di stato per l’analisi del testo, provo un senso di frustrazione e impotenza all’idea che gli allievi debbano fare i conti con una biografia così incompleta e fuorviante. Scopro, però, che sono più o meno l’unica a scandalizzarmi, o comunque a vederci un problema ideologico.
Mi rendo conto che su questi temi ci sono sensibilità molto diverse. Noi ebrei, se leggiamo o sentiamo di un italiano nato nel 1912, istintivamente ci chiediamo se era tra quelli che davano la caccia ai nostri genitori e nonni (o comunque parte di un sistema che dava loro la caccia), tra gli indifferenti oppure tra quelli che li proteggevano. Certo, non neghiamo l’esistenza di situazioni più complesse. Ma comunque pensiamo che gli eventi di quei cinque anni non possano essere tralasciati in nessuna biografia, che si tratti di un poeta, di un pittore, di un panettiere, di una maestra, di una pettinatrice o di una casalinga. A quanto pare la maggior parte della gente non ragiona così, a meno che non provenga da famiglie con una forte tradizione di impegno politico antifascista (e non è detto che questo basti). Certo, se si trattasse di Primo Levi si suppone che un numero maggiore di persone troverebbe un po’ bizzarro tralasciare gli anni dal ’40 al ’45; ma in compenso si darebbe poco peso a tutto ciò che ha fatto dal ’45 in poi.
Forse smetteremo di trovarci di fronte a biografie monche solo quando gli italiani saranno davvero capaci di fare i conti con quei fatidici cinque anni.
Anna Segre, insegnante
(23 giugno 2017)