Lara, jihadista italiana
“Distruggiamo le sinagoghe”

rassegna“Fare piazza pulita di templi e sinagoghe”. È una delle frasi che più spesso ricorre nelle intercettazioni relative a Lara Bombonati, l’italiana aspirante jihadista in cella da qualche giorno. Gli uomini della Digos, si è appreso, la seguivano da tempo con attenzione.
“La sua conversione all’Islam e le nozze con il ‘già islamizzato’ Francesco Cascio nel 2012 – scrive il Corriere – avevano attirato l’attenzione degli investigatori di Torino e Alessandria. L’elemento che conferma i loro sospetti è l’ingresso della giovane, luglio 2013, nella chat delle ‘sorelle musulmane’ gestita da Bushra Haik, canadese emigrata a Bologna, amministratrice su skype delle future ‘combattenti del Califfato e di Isis’ poi condannata come reclutatrice”.

“II Fronte Liberazione della Palestina (Fplp) aveva rapporti particolari con alcuni dei gruppi rivoluzionari emersi in Europa dopo il ’68. Queste forze non sapevano come opporsi al capitalismo e noi glielo insegnammo, era parte della lotta contro l’imperialismo che sosteneva Israele. Migliaia di giovani donne e uomini italiani vennero nei campi profughi palestinesi ad aiutare in tanti modi diversi, nelle scuole, negli ambulatori o nel combattimento, ma sempre e solo contro l’occupante israeliano”. L’ha raccontato Bassam Abu Sharif, storico membro della formazione marxista-leninista Fplp e poi consulente di Arafat, ascoltato ieri dalla Commissione bicamerale d’inchiesta sulla morte di Aldo Moro (La Stampa).

Il Corriere pubblica anche un corsivo del suo corrispondente dedicato alla decisione del governo israeliano di bloccare il progetto di creazione di una sezione definita egalitaria – dove donne e uomini possono pregare insieme – al Muro Occidentale di Gerusalemme. Decisione che ha fatto andare su tutte le furie l’Agenzia ebraica e il suo storico leader Natan Sharansky. “Nello stesso giorno – scrive il Corriere – la coalizione al potere ha riaffermato il monopolio degli ultraortodossi nelle conversioni, anche se la Corte Suprema israeliana aveva riconosciuto la legittimità di quelle eseguite dai rabbini riformati. Il premier israeliano ha scelto così di piegarsi alle pretese dei partiti religiosi”.

Dai giudici americani ok al “muslim ban” proposto da Donald Trump. La Corte suprema ha infatti autorizzato lo stop all’ingresso nel paese da sei Paesi a rischio terrorismo: Libia, Iran, Somalia, Sudan, Siria e Yemen. Una decisione che porta con sé delle difficoltà di non poco conto.
“Forse non si ripeterà il caos che c’era stato negli aeroporti americani a febbraio e marzo, durante i brevi periodi di applicazione ‘a singhiozzo’ di quel decreto sigilla-frontiere, subito sommerso da un’ondata di ricorsi legali, poi bloccato da diversi tribunali locali e federali. Però le sedi diplomatiche Usa all’estero – scrive Repubblica – dovranno farsi carico dei controlli sui cittadini di quei sei Paesi che chiedano un visto, per stabilire se hanno legami reali in America”.

Al via domani a Torino tre giorni di appuntamenti dedicati ad Emanuele Artom, intellettuale ebreo antifascista ucciso nel 1944. “Sono ancora attuali le questioni che il giovane Artom si poneva nelle pagine del suo diario scritto 70 anni fa e pubblicato postumo. Come quando – si legge sulla Stampa – l’intellettuale che scelse la via della montagna si interrogava sui manifesti che inneggiavano alla messa fuorilegge della razza ebraica riflettendo che non dovevano essere gli ebrei a strapparli dai muri: ma ‘l’umanità intera’, che da quelle scritte veniva offesa”.

Rispondendo a un lettore di Repubblica che sottolinea l’esistenza di una piazza di Trevignano a lui intitolata, Corrado Augias parla della figura di Vittorio Emanuele III (“Un re che non ci ha fatto onore”, scrive). “Se il defunto re V.E.III potesse parlare, lui certo direbbe che quell’incarico di governo lo dette perché si trattava di salvare il paese dal disordine permanente e dalle violenze di anni. Ci voleva un uomo forte e il Duce garantiva l’esito. Quanto alle Leggi Razziali del 1938 il re potrebbe dire che non avrebbe mai immaginato la tragica deriva che Hitler, non lui né Mussolini, avrebbe dato all’antisemitismo. Credo che l’opinione pubblica sia in generale disinteressata all’argomento – riflette amaramente Augias – solo gli specialisti e alcuni vecchi maniaci se ne occupano”.

Sul dorso romano del Messaggero alcune foto e una cronaca della consegna del riconoscimento della Menorà d’Oro da parte del Benè Berith al direttore del Foglio Claudio Cerasa. Prima della cerimonia, svoltasi ieri nei giardini della sinagoga, gli ospiti sono stati invitati a visitare la mostra dedicata alla Menorà allestita nei locali del Museo ebraico.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(27 giugno 2017)