Madre e figlio
Mi alzo alle 5,20. La licenza di una settimana è terminata e il mio soldato torna alla base. Gli preparo un bel panino con formaggio e pesto rosso, ci uniamo in un lungo abbraccio e lo guardo mentre si allontana con uno zaino che pesa perlomeno 30 kg. Me ne torno giù, per la discesa verso casa. Nella testa mi saltellano mille preghiere e una varietà stratosferica di benedizioni. Il sole ha già dipinto magistralmente, come sa fare solo lui, il Golan e il Hermon e Zfat brilla tutta. Guardo con affetto questa opera d’arte e penso a tutte le cose che devo fare entro stasera… organizzo mentalmente una tabella di marcia: le prove per la festa di fine anno alla scuola drusa, le prove per la festa dei 15 anni di Beresheet LaShalom, la lezione conclusiva per il Tel Hai College. La base del mio bel soldato è vicino a Eilat… il posto più a sud di Israele… e noi siamo molto molto al nord….certo è un piccolo Paese… ma sono sempre 10 ore di viaggio…. Guardo le casette bianche di Rmesh, a pochi km da qui, in Libano e ringrazio il Cielo per questi mesi di serenità. Poi ringrazio per questa bella aria frizzante, per le mele che stanno colorando gli alberi del grande frutteto di Sasa, il mio kibbuz e di nuovo il mio pensiero corre ai figli, il tesoro più grande, l’espressione più autentica di questa bellezza che mi circonda e la benedizione che mi tinge un bel sorriso sul volto è “Baruch sheAsani isha” “Benedetto Tu Signore che mi hai fatto donna” e grazie per avermi reso madre!
Angelica Edna Calò Livne
(28 giugno 2017)