…collisione
Il Gioco della torre è uno sciocco passatempo, soprattutto estivo, in cui un partecipante chiede all’altro: Chi getteresti dalla torre, Tizio o Caio? Il giochino serve a far svelare preferenze, in parte esplicite, in parte recondite, su questioni di politica, di sport, di amicizie, di parentela allargata. Salvo poi arrivare alla domanda ultimativa: il Babbo o la Mamma? A questo punto molti abbandonano proclamando: no, questo non si può, e si passa a un altro passatempo. Nella storia trimillenria del popolo ebraico non era mai accaduto prima che un poco avveduto partecipante al Gioco della Torre potesse arrivare alla domanda: Chi getteresti dalla Torre: Il Popolo di Israele o lo Stato di Israele? Eppure questa settimana un giocatore, Benyamin Netanyahu, senza battere ciglio ha risposto: Li getterei tutti e due pur di non gettare il Governo di Israele. Questa settimana i capi del direttorio dell’Agenzia Ebraica hanno annullato a Gerusalemme un incontro con il Premier e il suo governo in segno di protesta nei confronti di una serie di provvedimenti che a grandine stanno cambiando la natura di Israele da Stato del Popolo Ebraico a Stato dei Partiti Haredim. In rapida successione il governo ha congelato l’accordo che era stato faticosamente elaborato per individuare una zona appartata e separata del Muro Occidentale del monte del Tempio – più precisamente nell’angolo sud-ovest – dove consentire una preghiera comune a uomini e donne, mentre nel piazzale principale vi sono zone separate per i due sessi. Ha poi annullato il riconoscimento ai tribunali ortodossi privati che effettuano delle conversioni all’ebraismo al di fuori del Rabbinato centrale di Gerusalemme. Infine sta esaminando la richiesta di sopprimere i trasporti pubblici di sabato in quelle città dove questi esistono da tempo immemorabile come parte dell’accordo di status quo nei rapporti fra stato e religione. Netanyahu, adducendo problemi di coalizione, sostiene a sua difesa che qualsiasi Primo ministro avrebbe preso le stesse decisioni. Bibi è uno dei dodici Primi ministri che ha avuto finora Israele nei suoi settant’anni di esistenza. Nessuno degli altri undici si era mai messo in rotta di collisione frontale con la maggioranza degli ebrei che vivono nel mondo e nella stessa Israele.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme
(29 giugno 2017)