Dalle lacrime alla voglia di futuro
Gli ebrei di Libia a teatro

Pettegolezzi al telefono, storie e aneddoti che corrono da un capo all’altro della cornetta. Sembra una conversazione come tante, tra amiche che si tengono aggiornate sulle ultime vicende familiari. Poi, da fuori, ecco che all’improvviso arriva il rumore della folla. Un boato che si fa sempre più forte, minaccioso, vicino. Come immagine sullo sfondo, le casa degli esponenti della comunità ebraica che prendono fuoco. È il momento di chiudere il telefono, cala il sipario sulla leggerezza. È il momento di cercare al più presto salvezza e protezione.
Grazie anche alla bravura dell’attrice Dina Hassan, che ha interpretato questa scena, pochi minuti di teatro hanno regalato uno sguardo intenso sul dramma degli ebrei di Libia costretti nel 1967 a lasciare in fretta e furia il paese e a ricostruirsi altrove un futuro. Per molti di loro, in Italia.
Teatro, ma anche musica, filmati, letture di testi a segnare la serata “Ebrei di Libia 1967-2017. Cinquanta anni in Italia” organizzata ieri al Teatro Argentina su iniziativa del Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Hamos Guetta, che ne è stato direttore artistico.
Condotta da Roberto Attias, la serata ha raccontato la sofferenza, la nostalgia, ma anche la straordinaria capacità testimoniata dagli ebrei libici di non piangersi addosso, di rinnovarsi nel più breve termine, di impegnarsi per il bene della collettività, ebraica e non. Una capacità ricordata con ammirazione anche dal premier Paolo Gentiloni nel corso della sua recente visita al Tempio Maggiore.
Diverse le figure cui è stato reso omaggio nel corso dell’evento all’Argentina, a partire dall’artista tripolino Herbert Pagani. Intellettuale, musicista, autore di una lettera a Gheddafi che non ha smesso di far parlare e di sollevare interrogativi di stretta attualità.

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(29 giugno 2017)