Setirot – Il viaggio di Yash
Una grande epopea dell’antieroe sotto molteplici forme, e insieme un romanzo profondo, ma anche – come sottolineano i curatori della Giuntina – un viaggio sperimentale, poetico e artistico alla scoperta di nuove modalità espressive, tra realtà e irrealtà.
Di sicuro, poi, per Jacob Glatstein, nato Yankev Glatshteyn, poeta di lingua yiddish e giornalista “americano” – nacque in Polonia nel 1986 e morì a New York nel 1971 – Il viaggio di Yash è un tortuoso percorso interiore alla ricerca della propria identità, delle proprie origini, del suo essere al mondo e del suo essere ebreo. Tortuoso eppure magistralmente “raccontato”, poiché «non l’azione, solo il dialogo è ciò che fa il dramma. La sfumatura delle parole, la voce, l’espressione del viso…».
Colpisce infine come anche Glatstein ci faccia involontariamente notare quanto la storia non insegni nulla e nulla mai muti. «…in questi ultimi anni il pensiero non è altro che sanguinaria politica di bassa lega. Cogito ergo sum non è sufficiente, bisogna dire sum cosa? Liberale, fascista, socialista, socialfascista, comunista, trotzkista, lovestonista, sionista. Ci si deve legittimare politicamente. Sulla tribuna, oratori inferociti pretendono che ci si schieri “con noi o con i nostri nemici” e al ritmo veloce degli eventi si scambiano come in un caleidoscopio i noi con i nemici, così velocemente da non poter riprendere fiato. I noi di ieri diventano i nemici di oggi».
Parla dell’estate 1934… non vi ricorda nulla?
Stefano Jesurum, giornalista
(29 giugno 2017)