SHIR SHISHI Fine stagione e sguardi al futuro
Il Man Booker Prize a David Grossman, noi, gli amanti sempre più di nicchia dei libri, della cultura e della poesia, lo accogliamo con un grande applauso e un ringraziamento per il suo coraggio civile, la raffinatezza letteraria e la sua squisita umanità. Ma con la fine delle scuole, le vacanze alle porte e l’estate che ci serba caldi torridi e acquazzoni tropicali, il Gruppo di Studi Ebraici di Torino, composto di persone serie e colte, ha deciso di svolgere in un modo alternativo l’assemblea di fine anno. Si è discusso di programmi e future attività ma il momento clou della serata è stato un allegro scambio di regalini spiccatamente kitsch e una vivace interazione verbale su libri amati come Una questione privata di Fenoglio o lontane letture d’infanzia come lo splendido libro dell’intellettuale e partigiana Ada Gobetti, Storia del gallo Sebastiano. Con lo stesso spirito vorrei chiudere un anno di Shir Shishi, ritornando a Yehuda Amichai, un classico della poesia israeliana, poeta sempre attuale e pungente nelle sue osservazioni.
Cos’è esser donna?
Com’è sentire
il vuoto fra le gambe
e curiosità nella gonna, al vento estivo,
e impudenza nelle natiche.
Un uomo non può far altro che vivere
col suo strano fagotto fra le gambe. “Da che parte
preferisce che stia?”, mi domandava il sarto
misurandomi i calzoni senza un sorriso.
Com’è una voce integra, che non si spezza?
Com’è vestirsi e spogliarsi
fra languidi scivolii e carezze,
come vestendosi di olio di oliva,
spalmarsi il corpo di molle stoffe,
di qualcosa che è seta, brusio e un nulla di rosa o d’azzurro?
Un uomo si veste con rudi gesti
di strappo sempre più aspro,
angolosi ed ossuti, che staffilano l’aria.
E gli si impiglia il vento nelle ciglia.
Com’è sentirsi donna?
Quand’è il tuo corpo stesso a sognarti.
Le vestigia di donna sul mio corpo maschio
e le tracce dell’uomo sopra il tuo
ci annunciano l’inferno
che a noi si prepara
e la nostra reciproca morte.
(Poesie, Crocetti, 2001, traduzione di Ariel Rathaus)
Sarah Kaminski, Università di Torino