World Jewish Congress, la protesta:
“Processo di pace, no a imposizioni”
La pace tra israeliani e palestinesi? Potrà essere raggiunta soltanto attraverso un negoziato diretto tra le parti, senza imposizioni dall’esterno.
È quanto sostiene il World Jewish Congress in una nota in cui si esprime rincrescimento per l’iniziativa delle Nazioni Unite di dedicare un forum in due giornate alla “fine dell’occupazione israeliana” promosso a New York da una commissione Onu specificamente dedicata “ai diritti inalienabili del popolo palestinese” ( i lavori del forum si concluderanno oggi).
Contro l’iniziativa della commissione, di cui si chiede l’immediato scioglimento, il World Jewish Congress ha organizzato una protesta simbolica non lontano dall’ingresso dell’Onu: un tavolo vuoto, con sopra le bandiere israeliana e palestinese. “Un modo per rappresentare – viene spiegato nella nota – che il luogo giusto per il processo di pace è al tavolo negoziale, non gli uffici delle Nazioni Unite”.
La dirigenza del Congresso Ebraico Mondiale ha inoltre messo in rilievo altri punti. Tra cui la particolarità di questa commissione, l’unica in sede Onu dedicata a un gruppo specifico di persone nonostante, viene fatto notare, “le diverse questioni aperte sui diritti umani nel mondo”.
L’organismo, nato nel 1975, è tra gli altri l’artefice della nota risoluzione che paragona il sionismo e il razzismo. E anche in seguito non ha mancato di distinguersi per la parzialità delle sue vedute e dei suoi impegni. “Ufficialmente la commissione si pone l’obiettivo di sostenere il processo di pace e la soluzione a due Stati. In realtà – sostiene il WJC – punta a delegittimare Israele”.
(30 giugno 2017)