Amatrice in campo per la vita
Grande attesa e attenzione sui principali quotidiani sportivi, Corriere dello Sport, Gazzetta e Tuttosport per l’inaugurazione di oggi pomeriggio a Scai, frazione di Amatrice, del campo di calcetto donato alle popolazioni terremotate dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. “Si tratta del primo impianto in assoluto che prende vita dal 24 agosto”, ricorda il Corriere dello Sport, che sottolinea come “la voglia di sport torna a farsi largo ad Amatrice grazie ad un’iniziativa promossa dall’UCEI”. A inaugurare l’impianto, un incontro amichevole tra una selezione del Maccabi Italia e l’Amatrice 2.0. “Grazie a UCEI, sarà la prima struttura utilizzabile”, le parole del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi. “La scelta di realizzare questo campo di calcetto risponde a un’esigenza precisa: regalare un luogo di svago, incontro e convivialità che possa resistere nel tempo. – spiega l’assessore dell’Unione Franca Formiggini Anav – Perché la gente di Amatrice merita non soltanto ammirazione per come sta reagendo al dramma che l’ha colpita negli scorsi mesi, ma anche un aiuto concreto”. Spazio all’iniziativa anche sulle pagine di Tuttosport: “La partita riprende, in un campo nuovo di zecca. – scrive il quotidiano sportivo torinese – II pallone che grandi emozioni ha regalato a questa gente nelle scorse settimane (l’Asd Amatrice, la squadra locale è stata promossa a metà maggio in Seconda Categoria al termine di un campionato condotto tra mille difficoltà) torna a essere accarezzato all’interno di un fazzoletto verde costruito all’interno del territorio comunale”.
Lodo Moro, il patto tra Italia e palestinesi. La Stampa torna a parlare dei rapporti tra il governo di Roma e il movimento marxista-leninista del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp), intervistandone uno dei capi, Bassam Abu Sharif, sentito dalla Commissione d’inchiesta sul caso Moro. Sharif, scrive La Stampa, “dice che l’Italia fu l’unico Paese con cui il Fplp prese un impegno scritto di non belligeranza, il cosiddetto Lodo Moro. Dice che grazie a quell’accordo la nostra ambasciata a Beirut venne risparmiata dagli attentati in cui 35 anni fa morirono oltre 300 militari francesi e americani”. E in merito agli attentati terroristici alla sinagoga di Roma del 1982 e a Fiumicino del 1985, Sharif sostiene che il Fplp non fosse collegata: “In quel momento in Italia agivano gli 007 iracheni, arabi, israeliani, gruppi palestinesi infiltrati come quello di Abu Nidal dopo la rottura con Fatah”, afferma l’ex consigliere di Arafat, mettendo tutti insieme. Accusando tutti e nessuno, e in questo minestrone ovviamente puntando il dito anche contro Israele. Secondo Sharif, poi, più di mille italiani frequentarono i campi palestinesi in Giordania tra il ’69 e il ’70, imparando “a smontare e rimontare le pistole o a sparare” e alcuni “divennero membri del Fplp, solo una piccola parte erano combattenti ma combatterono esclusivamente nelle file del Fplp e nelle nostre battaglie, mai nei loro paesi d’origine”.
Roma e la mostra sulla Menorah. Sul domenicale del Sole 24 Ore spazio alla mostra in corso al Braccio di Carlo Magno, in Vaticano, e al Museo Ebraico di Roma dedicato al candelabro a sette bracci. L’articolo ricorda il significato della menorah e la vicenda di quella “trafugata con la violenza da Tito nell’anno 70 della nostra era e portata a Roma in trionfo l’anno successivo” come attesta un bassorilievo dell’Arco di Tito. “Un albero d’oro puro, lavorato al martello, carico di calici, boccioli e fiori. I fiori hanno l’aspetto di quelli del mandorlo, ricamo sottile, lavoro finissimo. La menorà è il più antico simbolo ebraico che ci sia noto. – quanto scrive Giulio Busi sempre sul domenicale del Sole – Secondo il racconto del libro biblico dell’Esodo, l’archetipo di questo misterioso manufatto, a un tempo lume e pianta, è di origine celeste”.
L’arte “degenerata” in mostra a Bonn e Berna. A novembre si vedranno quasi 500 tra le circa 1.600 opere sorprendentemente trovate a Monaco di Baviera e Salisburgo, nel 2012, nella casa di Cornelius Gurlitt: “Arte degenerata, che Hitler aveva condannato, o quadri razziati dai nazisti durante l’ultima guerra, spesso a proprietari ebrei; poi, lasciati in eredità al museo di Berna”, racconta sul Messaggero Fabio Isman, parlando delle due esposizioni – al Museo di Berna e alla Bundeshalle di Bonn – che a novembre mostreranno al pubblico i preziosi quadri.
Milano, indagine sul blitz di CasaPound in Comune. “La polizia locale ha chiesto alla presidenza del Consiglio comunale l’acquisizione delle immagini delle telecamere del blitz di Casapound. Ciò permetterà di verificare se sono stati commessi reati, a partire dall’apologia di fascismo, e denunciare i responsabili”. Lo ha reso noto l’assessore milanese alla Sicurezza Carmela Rozza riferendosi all’irruzione, il pomeriggio di giovedì scorso, di esponenti del movimento di estrema destra a Palazzo Marino, durante una seduta del Consiglio comunale. Irruzione seguita da tensioni e scontri avvenuti all’uscita, con militanti dei centri sociali che stavano manifestando in quel momento in piazza Scala e in piazza San Fedele a favore dei migranti (Avvenire Milano).
Integrazione e politiche sull’immigrazione. “L’ integrazione dei migranti è un test di crescita per ogni democrazia industriale, capace di rafforzarne la prosperità come di indebolirne la solidità, e l’Italia non fa eccezione”, scrive il direttore de La Stampa Maurizio Molinari, portando l’esempio di Israele che nel 2005 “investito dai migranti dell’Africa Orientale, giunti a piedi attraverso il Sinai, li accoglie applicando regole ferree: chi lavora può restare solo un numero limitato di anni, gli altri torneranno indietro anche grazie ad accordi economici con Paesi terzi pronti ad accoglierli”.
Segnalibro, Aldo Zargani si racconta. “Penso di non poter smettere di essere un ebreo sebbene sia difficile dire che cosa sia un ebreo. Non è una parola, è una condizione che richiama un senso di alterità e di vuoto”, così Aldo Zargani racconta la sua visione dell’identità ebraica in una lunga intervista pubblicata su Robinson di Repubblica. L’autore di Per violino solo e In bilico, editi da Marsilio, spiega che “da testimone dell’orribile fine che fu riservata a molti di noi, andavo nelle scuole a raccontare la Shoah e da un certo momento ho cominciato a sentire una stanchezza, un senso inadeguato delle parole. Ho capito che il male non è banale per chi ne è stato vittima”. Sempre su Robinson, Wlodek Goldkorn scrive de Il viaggio di Yash di Jacob Glatstein e del suo essere parte integrante della letteratura Yiddish.
Segnalibro, storia dei fratelli Rosselli. Si intitola A Bold and Dangerous Family: The Rossellis and the Fight Against Mussolini il nuovo libro della giornalista Caroline Moorehead, dedicato ai fratelli Rosselli, uccisi su ordine di Mussolini per il loro impegno antifascista. A raccontare chi fossero i Rosselli è la stessa Moorehead in un’intervista rilasciata a John Elkann su La Stampa.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
(2 luglio 2017)