Amatrice, sorrisi e speranzeattorno a un campo di calcio
Sulle magliette i ragazzini che corrono sorridenti ed entusiasti dietro al pallone hanno stampato “Scai vive” e l’immagine dell’orologio della Torre Civica di Amatrice: l’ora segna le 3.36 del mattino, il momento della prima scossa del terremoto che il 24 agosto 2016 ha sconvolto il Centro Italia, demolendo case e distruggendo vite. Quell’orario gli abitanti delle zone colpite lo hanno stampato nella memoria, non solo sulle magliette, simbolo del giorno in cui le loro vite si sono interrotte. Ma non fermate. Con determinazione e coraggio, queste persone hanno infatti ricominciato a vivere, si sono strette in un forte senso di comunità e lo hanno dimostrato ieri partecipando numerose all’inaugurazione del campo di calcio a cinque di Scai (frazione di Amatrice), dono dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. “Si tratta di un piccolo gesto, di una goccia nell’oceano dell’emergenza, ma spero che possa rinnovare la speranza e la fiducia nel futuro”, ha affermato la presidente dell’Unione Noemi Di Segni, parlando del nuovo impianto inaugurato con un incontro amichevole tra il Maccabi Italia e l’associazione Amatrice 2.0. Un campo che potrà essere un luogo di aggregazione, di sorrisi e divertimento per i giovani – e non solo – di Scai e delle altre 68 frazioni di Amatrice. “Grazie alla grande generosità dell’UCEI, abbiamo convenuto insieme di regalare a Scai un campo sportivo, perché lo sport è la vita, perché lo sport ci insegna che non si perde mai”, le parole del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, che ha ricordato la collaborazione con l’Unione e con Franca Formiggini Anav, assessore UCEI a cui è stato affidato il compito di seguire e coordinare le iniziative di assistenza alle realtà colpite dal sisma. Assieme a lei e alla presidente Di Segni, all’evento hanno partecipato anche l’assessore dell’Unione Livia Ottolenghi, il Consigliere UCEI Guido Coen e la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello.
“È stata una giornata molto bella ed emozionante. Sono venuti da tutte le zone, anche i romani di Amatrice”, sottolinea Alessandro Genovese, amatriciano e tra coloro che si sono impegnati affinché Scai avesse il suo campo da calcio. Con le scosse del 24 agosto la sua famiglia ha perso la casa, resa inagibile dal sisma. “Più dell’ottanta per cento delle abitazioni qui a Scai non è agibile e molte dovranno essere demolite”. Se si segue la strada che porta al bar, luogo di ritrovo per la settantina di persone che hanno scelto di rimanere a vivere a Scai (su 160 residenti), il panorama racconta del dolore e al contempo della voglia di vivere che si respira in queste zone: case ridotte a cumuli di macerie, quasi fossero state distrutte dalla furia di un bombardamento, sono affiancate a roulotte e tende in cui chi non ha voluto abbandonare questi luoghi ha scelto di vivere. Molto c’è ancora da fare per aiutare queste famiglie e lo ha ricordato il sindaco Pirozzi: “in 10 mesi le uniche due opere pubbliche che sono state realizzate, il Giardino di Amatrice e oggi il campo di calcio di Scai, sono frutto della generosità degli italiani” mentre servono interventi su ampia scala per garantire ai cittadini delle zone colpite di poter tornare, per quanto possibile, alla normalità. Una normalità che passa anche attraverso un campetto da calcio, come testimoniavano i sorrisi e i grazie che si sono moltiplicati delle decine di persone che si sono raccolte ieri a Scai.
Daniel Reichel @dreichelmoked
(3 luglio 2017)