15 anni di Beresheet laShalom
In settimana Beresheet laShalom ha festeggiato i suoi 15 anni. La fondazione Beresheet nasce durante la prima intifada nel 2001 e da allora manda un messaggio di pace e non violenza grazie ai suoi spettacoli, condotti da Angelica Edna Calò Livne e realizzati dalla Compagnia Arcobaleno, composta da ragazzi dai 13 ai 18 anni, ebrei, musulmani, drusi, cristiani provenienti da diversi villaggi della Galilea. Il kibbutz Sasa ha accolto tutti i vecchi e attuali ragazzi che hanno preso parte alla compagnia durante tutti questi anni, insieme ai loro parenti, amici e familiari. È stato emozionante vedere tutti quanti, ancora una volta insieme, a festeggiare la nascita di un sogno che piano piano sta crescendo: centinaia oramai sono i ragazzi che hanno vissuto quest’esperienza del teatro Arcobaleno, e oltre 45 sono state le tournée in Italia.
Ad aprire la serata e salire per prima sul palco, dopo il grande buffet offerto dal kibbutz, è stata la fondatrice dell’ Associazione Angelica Edna Calò Livne che ha subito invitato sul palco i presentatori dell’evento: Itamar, ragazzo ebreo del villaggio Abirim, che dai suoi 13 anni non ha mai smesso di andare al teatro, ed Elian, un ragazzo arabo cristiano di Haifa, anche lui storico ragazzo della Compagnia. I due, dopo aver raccontato brevemente la storia di Beresheet, hanno invitato sul palco Michal, la Maskirá (segretaria) del kibbutz che ha dato il benvenuto ai partecipanti; Francesco Maria Talò, ambasciatore d’Italia in Israele; Renzo Gattegna, nuovo presidente di “Amici di Beresheet LaShalom”, l’Associazione che sostiene Beresheet oramai da 8 anni la cui sede si è spostata da Torino a Roma, e infine Yonathan Sachan, coordinatore del programma radio “Shalom lecha salam”, che racconta settimanalmente delle esperienze della Compagnia teatrale. Questa volta la compagnia arcobaleno ha portato in scena un altro nuovo spettacolo “Natan Il Saggio”, che racconta della storia di un sacro dono familiare che veniva trasmesso dal padre al figlio prediletto. Soltanto un padre, che aveva tre figli, decide di fare due copie del dono anche per gli altri due, perché li ama tutti allo stesso modo. I tre fratelli non riescono a comprendere la decisione del padre e si sfidano a vicenda per avere la supremazia. Dopo aver combattuto, i tre alla fine decidono di condividere il dono, proprio come le tre religioni monoteiste condividono lo stesso D-o.
È stato emozionante rivedere tutti i ragazzi cresciuti, più maturi, chi ha richiesto la licenza in Tzavá (militare) perché ci teneva a partecipare all’evento, chi veniva da Haifa apposta e ha staccato dal lavoro prima, chi ha fatto venire i propri genitori ad aiutare. Vedere tanti partecipanti condividere e supportare questo sogno con noi, mi ha convinta sempre di più che vivere un’esperienza del genere ha creato forti legami, non solo tra i ragazzi, ma anche tra gli adulti stessi. E alla fine di tutto, finito lo spettacolo, stanchissima, ritrovo nel Moadon (la hall) del kibbutz una scena stupenda: alcuni ragazzi rimasti a chiacchierare, ridere e scherzare, rispolverando ricordi passati insieme con l’Arcobaleno. Anche se l’ebraico non è la mia lingua madre, e non capivo tutto quello che dicevano, non avrei voluto nient’altro di più in quel momento che vederli insieme, tutti quanti, sorridere.
Alessia Fischer
(7 luglio 2017)