Oltremare – Moda
La moda ai tempi dei fondatori era fatta di gonnellone triangolari e immobili, oppure di pantaloncini cortissimi e rotondi a sottolineare rotondità allora perfettamente in linea con l’immagine della donna eguale, egualmente lavoratrice e quindi in carne se possibile. Muscoli e un po’ di sana ciccia erano esposti allora senza particolare modestia e anzi, con esplicita consapevolezza che si rappresentava così un’idea, quella della estrema uguaglianza di tutti i pionieri uomini e donne nella fatica, nel caldo, nell’abbronzatura frutto del lavoro nei campi e non certo da spiaggia. Oggi, la stessa lunghezza o meglio cortezza dai pantaloncini delle ragazzine – magre come chiodi oppure un po’ troppo in carne, estremi della modernità – ci strappano un “ma insomma… potrebbero anche coprirsi di più”. Specie quando sopra ai mini-pantaloni si appoggia una t-shirt nemmeno tanto lunga che li copre completamente dando l’impressione che la ragazzina si sia distratta mentre si vestiva, e sia uscita senza indossare la parte di sotto. Cosa saranno quattro o cinque centimetri di più di tessuto: con le temperature mediorientali si annaspa comunque nella canicola. E se i pantaloncini delle suddette ragazzine fossero una consapevole citazione citazione di quelli delle loro nonne o bisnonne, magari con tanto di kova tembel, il cappello bianco fatto a cono che dava a chiunque un’aria un po’ spersa, sarebbe tutto molto bello. Ma è molto più probabile che la questione abbia a che fare invece con la femminilizzazione coatta delle bambine fin da troppo presto, guidata dalle grandi catene di abbigliamento (israeliane e di importazione), e quindi la cosa è meno romantica e per nulla ispirata all’epoca dei pionieri. Si sentono qua e la’ le prime proteste, gruppi di genitori scrivono lettere furenti che probabilmente finiranno nel cestino, ma ai fatti, i mini-pantaloni dilagano, e l’estate israeliana dura fino a tutto settembre e oltre, quindi sarà meglio farsene una ragione.
Daniela Fubini
(10 luglio 2017)