“Serve una stretta sui neofascisti”
Dopo l’inchiesta di Repubblica sulla spiaggia di Chioggia in cui il titolare celebra il fascismo, diverse voci si sono mobilitate per chiederne la chiusura. A raccontarlo, lo stesso quotidiano oggi, in un articolo a firma di Paolo Berizzi, in cui si spiega che questura e prefettura di Venezia si sono attivate e il titolare della spiaggia è stato denunciato per apologia di fascismo: “la Procura della Repubblica di Venezia aprirà un fascicolo ed è probabile che all’imprenditore verrà revocata la concessione”. La località balneare in questione, che ospita ogni giorno 650 persone, è arredata con cartelli che esaltano la “legge del fucile”, l'”uso del manganello sui denti” e le “camere a gas” e il titolare dagli altoparlanti “intrattiene” i bagnanti con discorsi a favore del regime fascista (intervistato da Repubblica, l’uomo nega di essere fascista e alla domanda, “ma non si rende conto che questa spiaggia è un oltraggio alla memoria delle vittime della Shoah?”, risponde con una buona dose di pregiudizio antisemita e anti-rom: “Non ho niente contro gli ebrei, sono da ammirare perché sono più bravi negli affari. Ho qualche problema con i Rom perché non è giusto educare i bambini ad andare a rubare). “Storia sconcertante”, afferma la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. “Vi ringrazio per avere portato alla luce e denunciato questa vicenda, – le parole della presidente a Repubblica – ma è preoccupante che lo debba fare il giornalismo e non le autorità, le istituzioni, la politica. Troppo spesso assenti. Dove sono, mi chiedo?”.
La legge Fiano contro la propaganda fascista. Inizia oggi la discussione alla Camera della proposta di legge firmata dal parlamentare Pd Emanuele Fiano che vuole introdurre il reato di propaganda fascista e nazista. Ad essere punibile, come spiegava lo stesso Fiano a moked.it ieri, la “propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco”. È sufficiente, recita il testo della proposta Dem, “una connessione con le ideologie fasciste e naziste anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli, o che ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità” (La Stampa). La pena può aumentare di un terzo se la propaganda viene fatta dal via web. A Repubblica Fiano spiega che probabilmente “tutto il centrodestra si opporrà alla legge con l’aggiunta dei 5Stelle: un fatto molto preoccupante”. Per il Movimento di Grillo la norma proposta da Fiano sarebbe liberticida: “A me – ricorda il deputato Pd – rimane per sempre la frase che disse Giacomo Matteotti: ‘Qui non si tratta di reati di opinione, perché il fascismo non è un’idea, è un crimine’”. Riguardo alla presa dei movimenti di estrema destra in Italia, il politologo Piero Ignazi spiega che questi ultimi “si radicano in fasce giovanili perché tutti i partiti hanno abbandonato il rapporto con la società civile, o lo attivano solo in maniera strumentale, senza quel coinvolgimento ideale e progettuale che rilancerebbe la loro immagine” (Repubblica).
Unesco, ignorare colpevolmente la storia. Pierluigi Battista sul Corriere della Sera e il direttore Claudio Cerasa sul Foglio si soffermano sull’ennesima risoluzione dell’Unesco contro Israele, ovvero quella che riconosce come “palestinese” la Tomba dei Patriarchi di Hebron. “Davvero non si capisce perché mai le democrazie libere e anche l’Italia dovrebbero dare ancora retta a un organismo che nei giorni scorsi a Cracovia, a Cracovia, provocazione nella stupidità, a pochi chilometri da Auschwitz-Birkenau, si è permesso di cancellare con una risoluzione appoggiata dal vasto fronte antisemita la storia intrecciata all’ebraismo di Hebron, luogo dove sorgono le tombe di Abramo e di Sara, di Isacco e di Giacobbe”, scrive Battista. Per Cerasa, “negare il legame tra Israele e i luoghi sacri dell’ebraismo significa negare la stessa legittimità di Israele di essere Israele e negare la legittimità di Israele significa accettare di essere sottomessi a un pensiero islamicamente corretto che vede nella presenza dello Stato di Israele non un modello possibile per il futuro medio oriente ma un semplice e grave elemento di instabilità”.
Siria, tregua con pericolo Hezbollah e Iran. Per il momento regge il cessate il fuoco stabilito nel Sud della Siria e annunciato dopo l’incontro tra il presidente Usa Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin ad Amburgo. “Gli americani – scrive Giordano Stabile su La Stampa – volevano come garanzia che l’esercito siriano, e soprattutto le milizie sciite alleate, non prendessero Quneitra, la porta del Golan, e tutta l’area di Daraa, al confine con la Giordania e vicinissima allo Stato ebraico. Le operazioni militari non si sono però fermate del tutto, ci tiene a sottolineare il comandante di Hezbollah (il movimento terroristico libanese che in Siria combatte al fianco del regime di Assad e dell’Iran) Abu Hassan. Al-Nusra, o come si chiama ora, e l’Isis, sono esclusi dalla tregua e conservano piccole sacche in zona”. Se i russi proprio lo vogliono, spiega Stabile, Hezbollah se ne starà fuori da Quneitra, ma ha posto le sue condizioni, comunicate attraverso Damasco: “Che gli israeliani ci ridiano le Fattorie di Shebaa”, l’ultimo pezzetto di Libano dal quale Israele non si è ritirato, grande come un paio di campi da calcio. Una richiesta irricevibile, si sa, ma fa parte dei giochi”. Ma il vero obiettivo di Hezbollah, sottolinea il quotidiano, è a Est: ovvero creare un corridoio dal Libano passando dalla Siria, in direzione Iran in modo da costituire un unico braccio di influenza. Un piano che Israele ovviamente non vuole che si concretizzi.
Mosul liberata. Il primo ministro iracheno Haider al Abadi ha annunciato che le truppe irachene – alleate dell’esercito americano – hanno liberato Mosul, la più grande città dell’Iraq che fino a poco tempo fa era controllata dallo Stato Islamico (o ISIS). Haider al Abadi ha diffuso l’annuncio proprio da Mosul, facendosi fotografare insieme ai comandanti delle forze irachene. La battaglia per la liberazione di Mosul era iniziata nell’ottobre dello scorso anno. “Nelle prossime settimane ci saranno senza dubbio nuovi combattimenti. – racconta da Mosul il corrispondete del Corriere Lorenzo Cremonesi – L’Isis cambierà tattiche. Una volta persa la dimensione statuale e il controllo territoriale strutturato guadagnati dopo le vittorie e la presa di Mosul nel giugno 2014, ricorrerà alle tecniche della guerriglia tradizionale, con agguati «mordi e fuggi», assassinii mirati, posti di blocco volanti”.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
(10 luglio 2017)