Torino – L’avvocato Bruno Segre, 70 anni a difesa dei diritti
“A quei giovani era stato impedito di vivere la loro giovinezza, spostati di colpo, tra episodi di violenza e scene di orrore, dall’adolescenza innocente alla consapevolezza desolata della maturità. Vecchi dunque senz’essere stati giovani […]. Se è vero che dopo i quarant’anni, al nostro intimo riappare la vita passata e bruciano in un arrière-goût rimorsi, ingiustizie e sacrifici, cosa diranno, cosa faranno quegli uomini defraudati della loro giovinezza?”. A domandarlo, Bruno Segre, avvocato torinese, antifascista, strenuo difensore dei diritti civili, a cui il fascismo impedì “di vivere la giovinezza”, come racconterà lui stesso nel libro autobiografico Quelli di via Asti: memorie di un detenuto nelle carceri fasciste nell’anno Millenovecentoquarantaquattro (Edizioni SEB27). Nato il 4 settembre 1918, Segre sin da giovanissimo sceglierà la lotta per la libertà come percorso di vita: dalla Resistenza alla dittatura fascista (con la reclusione a Torino nella caserma di via Asti) alla scelta di difendere, nel 1949, in qualità di avvocato il primo obiettore di coscienza in Italia fino all’impegno a favore dell’approvazione della legge per il divorzio. Un uomo di giustizia che, come ricorda la targa che il Consiglio della Regione Piemonte gli ha consegnato nel 2008 ha dedicato “la vita per la laicità e la democrazia”. Un nuovo riconoscimento gli è stato tributato di recente con una cerimonia per celebrare i settant’anni della sua iscrizione all’Albo degli Avvocati di Torino. Proprio dal capoluogo piemontese ha preso il via il suo impegno legale: come citato, nel 1949 Segre sceglie di difedenre il primo obiettore di coscienza in Italia, Pietro Pinna, dinnanzi al Tribunale militare di Torino. Pinna, racconta Segre in un’intervista, era “un ragioniere di Ferrara. Lui come tanti altri considerava la guerra come una risorsa senza risorse, uno strumento terribile che mirava a risolvere le crisi economiche o politiche. Un male che annienta i singoli e cerca di tirarli dentro alle sue logiche senza che essi ne siano consapevoli”. Dopo il caso Pinna l’avvocato difenderà oltre mille obiettori di coscienza, in maggioranza Testimoni di G., e fu parte attiva nelle infinite polemiche, cortei, congressi, campagne di stampa e marce della pace. “L’obiezione di coscienza – dirà Segre – sarà sempre importante finchè ci saranno ingiustizie, abusi di potere, sopraffazioni. Di fronte a questi, viene spontanea la ribellione per i valori in cui crediamo. Guai ad accettare alcune leggi passivamente, senza pensare. In questo modo saremmo sudditi e non cittadini”.
(16 luglio 2017)