Redazione Aperta al Meis
Raccontare l’ebraismo italiano, una sfida multimediale
Sono al lavoro già da mesi, e ora che l’inaugurazione si avvicina Giovanni Carrada e Manuela Fugenzi, responsabili della videoinstallazione immersiva che aprirà il percorso espositivo del Museo Italiano dell’Ebraismo e della Shoah di Ferrara, possono raccontare come hanno affrontato la grande sfida loro posta dal direttore del Meis Simonetta Della Seta. Lo scopo dell’installazione è chiaro: offrire un’esperienza introduttiva, capace di dare ai visitatori il senso generale della storia e delle esperienze ebraiche, una sorta di mappa che permetta poi di contestualizzare, di cogliere al meglio il senso e i significati di quanto offerto dal percorso museale.
Carrada, laureato in Scienza Biologiche, con una grande esperienza nel campo della comunicazione scientifica – è tra gli autori si Superquark ed è stato responsabile scientifico di Rai Expo ed ha curato varie mostre e allestimenti di arte contemporanea – è responsabile dello script, e ha raccontato alla redazione di Pagine Ebraiche come abbia passato mesi a leggere, studiare, documentarsi. “La cosa più difficile, che è stata però per me anche la più bella e la più interessante è stata soprattutto ripercorrere una storia millenaria e ricca come quella ebraica con gli occhi di un gruppo a cui io non appartengo. È un’esperienza – ha continuato Carrada – che a mio parere dovrebbero fare tutti almeno una volta nella vita”. Ha poi spiegato come abbiano ritenuto importante soprattutto dare un senso generale della storia, delle tradizioni e della cultura ebraica, in modo da far nascere la curiosità, la voglia di capire, di approfondire. Manuela Fugenzi, giornalista, photo editor, responsabile della ricerca iconografica, ha specificato come l’immagine debba essere immediatamente comprensibile, capace di parlare da sola. “Siamo in un mondo sempre più multimediale: non abbiamo più solo l’immagine fissa, ma abbiamo molti elementi che saranno in movimento, a partire dai filmati d’epoca, che si mescoleranno a filmati contemporanei, suono, musica, e ovviamente moltissime immagini. Si tratta di un contesto molto differente da quello della carta stampata, ma anche da quello dei video a cui siamo normalmente abituati”.
Moltissimo il lavoro fatto spalla a spalla con la direttrice del Meis, che ha sottolineato come le occasioni di confronto siano state costanti durante tutto il lavoro preparatorio, e che ora, a poco tempo dall’inaugurazione di dicembre, si tratta di tirare le fila di un lungo e approfondito lavoro di ricerca e di studio, una sfida interessante e importante. “Sono convinta che l’ebraismo, soprattutto l’ebraismo italiano, sia una parte integrante e importante della vita e della storia dell’Italia, che però gli italiani non conoscono, e uno dei nostri compiti è proprio fornire strumenti per leggere l’ebraismo a coloro che magari ne condividono i valori senza però neppure esserne consapevoli”.
a.t. twitter @ada3ves
(19 luglio 2017)