Ticketless – Due chicchi di grano
Cronaca culturale, questa settimana, un piccolo giallo. Per una ricerca che sto facendo mi sono trovato a rileggere il magnifico profilo di Walter Benjamin scritto da Gershom Scholem e inserito in Angelus Novus. Nel finale Scholem ricorda un episodio, ripreso anche da Hannah Arendt. Un episodio accaduto nel lontano agosto 1927. Gershom Scholem evoca una sua visita a Parigi e ci dice che Walter Benjamin lo trascinò al Musée de Cluny, “per mostrarmi tutto estasiato, in una raccolta di rituali ebraici quivi esposta, due chicchi di grano su cui un’anima gemella era riuscita a trascrivere l’intero Shema Israel”.
La scrittura di Benjamin, scrive Scholem, era improntata a un’estrema tendenza alla piccolezza. “L’intenzione di rendere in scritti brevissimi una totalità”, di cercare nel minimo il massimo, un po’ anche la passione del collezionismo di piccole cose inutili, si parva licet, sono cose che condivido con Benjamin. Così, mi sono indotto, non solo ai fini della mia ricerca, quella può aspettare, a mettermi sulla traccia dei due chicchi di grano. Spariti. Nulla hanno saputo dirmi gli attuali conservatori di quel meraviglioso Museo, cui mi ero rivolto per avere una riproduzione fotografica di un chicco, se non di tutti e due. Mi sarei accontentato dei versetti che Levi parafrasa in epigrafe a Se questo è un uomo. Capisco che sia più facile far sparire un chicco di grano che non una testa di Modigliani (operazione per altro che va sempre a buon fine, a quanto si legge, altra notizia di cronaca, nei giornali di questa settimana). Sorprende che nessuno fino ad oggi se ne sia accorto, fra i molti studiosi di Benjamin e di Scholem, che non sia rimasta una traccia documentaria dello scempio, magari avvenuto durante l’occupazione tedesca della ville lumière (non è detto che tutti gli scempi debbano essere imputati ai nazisti). Grazie ad amici di me più competenti ho interpellato storici dell’arte medievale e non solo. Pare che dei chicchi non si conservi traccia nemmeno in uno di quei cataloghi dei musei ebraici o di mostre internazionali che riproducono sempre tutto e il contrario di tutto. Offro volentieri qualche cosa di più che due chicchi di grano all’anima “gemella” che saprà darmi una mano.
Alberto Cavaglion
(19 luglio 2017)