Periscopio – Conflitto inesistente
C’è un motivo molto semplice per il quale, come ho più volte detto e scritto, ritengo che il conflitto israelo-palestinese non arriverà mai a una soluzione pacifica e negoziata tra le parti. Mi dispiace molto pensarla così, e sarei la persona più felice del mondo se i fatti, già domani mattina, mi smentissero. Ma purtroppo è questo che penso. Forse la parola “mai” è eccessiva, ma, se proprio volessi evitare tale termine, dovrei scegliere un’espressione che gli somiglia molto. Io, certamente, non vedrò quel giorno, le mie figlie neanche, il mio nipotino di otto mesi nemmeno, e forse neanche i suoi figli e nipoti.
Ma quale il motivo di questo disperante pessimismo? È semplice. Io credo, che, in realtà, il conflitto israelo-palestinese non esista, non sia che un trucco, una finzione di scena per isolare un piccolo elemento di uno scenario immensamente più vasto, in modo da trasformare il Davide Israele in un protervo Golia. Il piccolo stato assediato doveva diventare una grande potenza occupante, un nuovo Golia, e i suoi infiniti nemici dovevano mimetizzarsi, mandando, al loro posto, la piccola Palestina, nuovo Davide. Ma il fatto è che i nemici sono ancora là, tutti, anzi, ancora più numerosi e agguerriti di prima, e fanno sentire la loro voce, come in questi giorni, in modo molto chiaro ed eloquente, in tutto il mondo.
Ma tu dici così – potrebbe obiettare qualcuno – perché sei amico di Israele, e pensi che abbia sempre ragione. Io penso che questo non sia vero, ma non ha importanza alcuna. Voglio pure ammettere che io sia di parte, e che dia sempre ragione a Israele, anche quando ha torto. Ma il problema è un altro. Il problema è che, qualsiasi controversia sorga tra Israele e i suoi vicini, qualsiasi atto di violenza venga compiuto, da chiunque, qualsiasi piccolo soffio di vento vada a smuovere le palme del Medio Oriente, la reazione dell’intero mondo arabo, e dell’intero mondo musulmano (e anche del quasi intero “resto del mondo”), è sempre la stessa. Sempre a stracciarsi le vesti, sempre a urlare contro le efferatezze del piccolo Satana. Che ha torto sempre e comunque, a prescindere da tutto. Che possa avere qualche ragione è escluso, per motivi che appaiono, in qualche modo, di tipo apodittico, metafisico, teologico. Israele ha torto quando ha torto, ma ha ancora più torto quando ha ragione. Qualsiasi accordo, qualsiasi trattato, qualsiasi armistizio, in queste condizioni, sarà sempre scritto sull’acqua, destinato a essere spazzato via da un semplice sternuto, dal primo colpo di tosse.
Perché non parli del problema delle colonie? Mi sembra già di sentire qualcuno obiettare. È quella l’origine dei problemi, il “peccato originale”. Già, me ne ero dimenticato, chiedo scusa. In effetti, prima delle colonie, l’atteggiamento del mondo arabo, del mondo islamico e del resto del mondo verso Israele era diverso, benevolo e accogliente. Si è visto nel 1929, nel 1939-45, nel 1947, nel 1948, nel 1956, nel 1967. È vero, chiedo scusa.
Il conflitto israelo-palestinese non esiste. Esiste, invece, e come, un conflitto tra Israele e il mondo arabo, tra Israele e il mondo islamico, tra Israele e il resto del mondo. Fino a quando non si vorrà capire questo, fino a quando non si chiameranno le cose col loro vero nome, si butteranno al vento fiumi di parole, si continuerà a parlare a vanvera di qualcosa di fittizio, di qualcosa che non esiste. E come può trovare soluzione un problema che non esiste? Se non esiste il problema, non può esistere neanche la soluzione.
In questo equivoco, in questo gigantesco inganno si cela il senso della parola “mai” che ho usato. E della quale cerco di meglio spiegare in senso, attraverso due mie semplici considerazioni, nelle quali evito, volutamente, di usare la parola “mai”:
il conflitto israelo-palestinese potrà essere avviato a soluzione, se lo si vorrà davvero, quando si cesserà di chiamarlo così, e lo si indicherà per ciò che realmente è: un conflitto tra Israele, da una parte, e, dall’altra, l’intero mondo arabo, l’intero mondo islamico, e il quasi intero “resto del mondo”; il conflitto israelo-palestinese potrà terminare un minuto dopo, e non un minuto prima, della fine dell’antisemitismo mondiale.
Come vedete, non ho usato la parola “mai”.
Francesco Lucrezi, storico
(26 luglio 2017)