Il peggior mondo possibile
Come ha scritto su queste pagine nel suo ultimo Oltremare Daniela Fubini “il caldo annebbia la vista e obnubila la ragione”. Chissà allora, mi chiedo spesso, se il conflitto o i conflitti in Medio Oriente siano dovuti, anche solo in piccola parte, al clima torrido che colpisce questa area. Se così fosse non resta granché da sperare in meglio per il futuro, perché la maggior parte degli esperti sul clima prevedono a causa del riscaldamento globale un pianeta sempre più caldo ed inospitale.
Sull’argomento, i principali quotidiani hanno tradotto giorni fa un articolo del New York Magazine scritto da David Wallace-Wells dal titolo “The Uninhabitable Earth”, il quale come si deduce già dal titolo non è per niente ottimista. Tra le molteplici conseguenze del disastro climatico, come l’innalzamento dei mari, nuove epidemie, siccità, migrazioni di massa, inquinamento, scarsità di cibo e ripercussioni economiche, l’autore cita sempre avvalendosi di fonti autorevoli anche l’eventualità che in tale mondo distopico i conflitti e le guerre raddoppierebbero. Wallace-Wells è stato comunque contestato da altri colleghi e da qualche scienziato, non tanto per la validità delle sue tesi, quanto per i toni catastrofisti adottati. Del resto è una presa in considerazione del peggiore scenario immaginabile, il quale non tiene in considerazione delle possibili variabili che potrebbero subentrare – come per esempio lo sviluppo di nuovi strumenti tecnologici o l’emergere di una diversa coscienza politica e collettiva -, ma allo stadio attuale stiamo veramente lottando contro il tempo affinché tutto ciò non accada?
Francesco Moises Bassano
(28 lugli0 2017)