Monte del Tempio, la rabbia istigata
Il 14 luglio scorso tre terroristi arabo-israeliani hanno aperto il fuoco alla Porta dei Leoni, nei pressi del Monte del Tempio a Gerusalemme, uccidendo due agenti di polizia israeliana (Kamil Shnaan, di 22 anni, e Hail Satawi, 30 anni). I terroristi, uccisi dalle forze di sicurezza israeliane, erano riusciti a introdurre le armi all’interno della zona della Spianata delle Moschee (Monte del Tempio per l’ebraismo) grazie a un complice, ora sotto custodia. L’attacco ha fatto così emergere una breccia nella sicurezza israeliana ed è stata aperta un’indagine per fare chiarezza. Nel mentre sono stati presi dei provvedimenti temporanei che hanno scatenato le proteste dei palestinesi e innescato l’escalation di violenza di cui a lungo hanno parlato i quotidiani di tutto il mondo. Ma è necessario ricordare che il punto di partenza è stato l’attentato del 14 luglio: a seguito di questo la polizia israeliana ha deciso di utilizzare i contestati metal detector all’ingresso della Moschea Al Aqsa e di vietare del tutto agli uomini con età inferiore ai 50 anni l’accesso del luogo sacro ai musulmani. Azioni che hanno scatenato le proteste dei palestinesi, e l’istigazione alla rivolta da parte di movimenti terroristici come Hamas, che controlla la Striscia di Gaza ma che ha molti operativi anche in Cisgiordania. Per capire l’esplosione di violenza del 21 luglio bisogna quindi tenere a mente questi elementi: una consecutio temporum che da diversi media internazionali è stata riportata in modo errato, dimenticando l’uccisione dei due poliziotti israeliani, entrambi appartenenti alla minoranza drusa. Ad essere deformata sui media inoltre, hanno denunciato diverse voci dell’opinione pubblica israeliana, anche la ricostruzione dei fatti sugli scontri tra manifestanti e polizia e sull’assassinio di tre israeliani. Il Times per esempio titolava “Palestinesi e israeliani uccisi durante scontri legati ai metal detector della Moschea Al Aqsa”: se è vero per quanto riguarda i manifestanti palestinesi, non così per le tre vittime israeliane a cui si faceva riferimento nel titolo. Queste ultime sono state brutalmente uccise nella loro casa nell’insediamento di Halamish, in Cisgiordania. Un palestinese di diciannove anni ha bussato all’abitazione della famiglia in questione mentre stava festeggiando la nascita di un nuovo nipotino, e, armato di coltello, ha pugnalato quattro persone uccidendone tre:
il nonno Yosef, 70 anni, e i suoi figli Chaya, 46 anni, ed Elad, 36 anni. Loro non sono morti negli scontri ma sono stati sì vittima dell’istigazione all’odio: il responsabile dell’attentato aveva scritto un post-testamento in cui diceva di volersi immolare a difesa della Moschea Al Aqsa. Come lui, migliaia di altri palestinesi sono infatti convinti che gli israeliani vogliano appropriarsi del Monte del Tempio nonostante il Primo ministro Netanyahu e soprattutto intelligence ed esercito hanno più volte chiarito che non è interesse di Israele muovere in questa direzione. Ma intanto le notizie deformate volano veloce e la tensione tra israeliani e palestinesi è tornata sopra i livelli di guardia.
(30 luglio 2017)