Azaria, nessuno sconto di pena
Netanyahu favorevole alla grazia
Radio, televisioni, giornali. Per un’intera giornata in Israele non si è parlato quasi d’altro. Inevitabile d’altronde per una vicenda lacerante su cui la società israeliana si è a lungo divisa. Alla fine, concluso l’iter processuale, a prevalere è stato il concetto che è uno Stato di diritto e che le leggi vanno rispettate.
Nessuno sconto di pena per il soldato Elor Azaria, condannato nel febbraio scorso a 18 mesi di carcere per aver sparato alla testa di un terrorista palestinese dopo che lo stesso era già stato reso inoffensivo da un altro membro dell’IDF. Ieri in tribunale un nuovo atto di questa vicenda, per cui si sono spese in prima persona le più alte cariche dello Stato ebraico. Tra gli altri il Presidente Reuven Rivlin e il Primo ministro Benjamin Netanyahu, che si sono espressi in favore di una grazia. In ragione del suo incarico, il capo dello Stato avrebbe la possibilità di concederla. Ma ciò difficilmente avverrà senza identica disposizione da parte del capo di Stato maggiore delle forze armate Gadi Eisenkot (che ha manifestato alcune perplessità sulla condotta del sergente).
Per molti un eroe, per altri un esempio negativo, per tanti altri ancora semplicemente un giovane inadeguato a quel compito, Azaria è stato al centro delle cronache per lungo tempo.
Tra le argomentazioni portate dagli avvocati della difesa e respinte dai giudici, il fatto che il terrorista palestinese ferito a terra (il tentativo di accoltellamento di un commilitone di Azaria risale a diversi minuti prima) rappresentasse ancora un pericolo tale da giustificare l’intervento del soldato. Ipotesi che è stata respinta anche sulla base del filmato relativo all’accaduto, diffuso a poche ore dai fatti dalla onlus B’Tselem e poi rapidamente circolato in tutto il mondo. Ad essere respinta anche l’asserzione dell’avvocato di Azaria, secondo cui il proprio assistito sarebbe discriminato e vittima di pregiudizi da parte delle autorità militari.
Nella sentenza della corte si parla di azione “grave e immorale”, che sarebbe stata condotta in senso opposto rispetto ai valori dell’esercito israeliano. Nel verdetto è stata inoltre citata una celebre frase dell’ex primo ministro David Ben Gurion, che riconosceva nella moralità dell’esercito una componente essenziale per la sua integrità.
In un sondaggio diffuso lo scorso gennaio risulta che il 67% dei cittadini israeliani sarebbero favorevoli alla grazia.
(31 luglio 2017)