Oltremare – Passaggi
Ci sono luoghi in Israele in cui nessun turista arriva e che sono per definizione israeliani in assoluto, senza concessioni o sospensioni nel tempo. In uno di questi mi capita di andare ogni tanto, per motivi di lavoro, e ogni volta mi si ripropone la stessa sorpresa nel rendermi conto che nessun mezzo di trasporto pubblico è in grado di portarmici, e devo organizzarmi con un passaggio al volo dalla più vicina stazione del treno, a venti minuti di macchina dalla destinazione. Ma la civiltà del tremp, ovvero del passaggio in macchina prestato a conoscenti o estranei, metodo di trasporto di massa su cui si sono basati tutti i movimenti degli abitanti dei kibbutz e dei moshav per almeno quarant’anni fino agli anni Novanta, è estinta. Una volta, in un tempo epico nel quale giravano sulle strade a malapena asfaltate molti più camion e camioncini che automobili private, il tremp (non una parolaccia, nell’accezione israeliana) veniva gestito in modo simile a quello che è oggi il car-pooling. Con metodo o con improvvisazione, ma quasi sempre portava i passeggeri alla destinazione richiesta, senza pagamenti. Il senso fondamentale del tremp, un cugino lontano dell’autostop, era infatti che in una Israele in cui pochi avevano qualcosa e pochissimi avevano molto, era naturale e perfino logico condividere quel che si aveva. Oggi il proliferare senza alcun limite delle automobili private ha reso il tremp desueto e molto meno naturale. Le autostrade e le strade d’Israele sono formicai impazziti, e anzi molto meno razionali di qualsiasi formicaio, dove non si sono mai visti gli ingorghi costanti che invece le macchine formano continuamente in ogni direzione. E se oggi si deve arrivare di primo mattino in un luogo nel cuore di Israele a pochi chilometri dall’aereoporto ma non servito dal trasporto pubblico, si finisce per prendere un triviale taxi.
Daniela Fubini
(31 luglio 2017)