Migranti e accoglienza in Italia Il modello Memoriale di Milano
Mentre continuano le polemiche tra alcune ong e il Viminale sul soccorso in mare dei migranti (in particolare con Medici senza frontiere che non ha sottoscritto il codice di regolamentazione voluto dal ministero degli Interni – Repubblica), La Stampa torna sull’esempio del Memoriale della Shoah di Milano, dove ogni giorno vengono ospitate 50 persone, per lo più minori, che hanno “la possibilità di entrare negli spazi del Memoriale, fare una doccia, cenare e avere una brandina fino al mattino quando, dopo la colazione, sono di nuovo in strada”. Sempre sul fronte dell’accoglienza i quotidiani raccontano delle polemiche interne al Pd nate dalle parole della sindaca di centrosinistra di Codigoro, nel ferrarese, che ha detto di voler alzare “le tasse a chi ospita i profughi”. La sindaca ha poi fatto retromarcia, definendo l’affermazione una “provocazione” ma il passo indietro, scrive Repubblica Bologna, non è bastato, anzi la vicenda “ha scatenato un grosso dibattito in Emilia e non solo, tra i ‘complimenti’ del leader della Lega Nord Matteo Salvini (‘Ma che ci fai nel Pd?’), l’indignazione della Caritas e, soprattutto, la spaccatura all’interno del suo partito”.
Bologna, difendere il Memoriale della Shoah dal degrado. Il Comune di Bologna assieme alla Comunità ebraica locale stanno lavorando per evitare che il Memoriale cittadino – inaugurato un anno e mezzo fa – “diventi un riparo per sbandati e clochard”, riporta il Resto del Carlino Bologna. L’amministrazione si è messa all’opera per ripulire la struttura – “invasa dai rifiuti” – e sta studiando un modo per impedire che le persone possano dormire all’interno. “Il monumento è aperto e tale deve restare – spiega il presidente della Comunità ebraica di Bologna Daniele De Paz -: la possibilità di passare in mezzo alle due strutture fa parte del significato stesso dell’opera”. Quanto ai ragazzi che utilizzano la piazza con gli skateboard, “volevamo conoscerli e chiedere loro di fare meno rumore nelle ore serali – afferma De Paz – Ma anche ringraziarli, perché tengono vivo l’utilizzo del monumento. Oltre alla memoria, è giusto che sia anche un luogo di ritrovo, da vivere nel modo giusto e più decoroso”.
Tettamanzi e la visita in sinagoga. Ampio spazio sui quotidiani al ricordo dell’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, che coltivò con il mondo ebraico cittadino un proficuo dialogo, scegliendo di visitare la sinagoga di via Guastalla poco dopo il suo insediamento. A ricordarlo, tra gli altri, Corriere, Repubblica e Avvenire.
L’amministrazione Trump contro il cosmopolitismo. L’accademico britannico Ian Buruma parla dell’episodio che ha coinvolto Stephen Miller, consulente politico del presidente Trump, che ha difeso l’intenzione della Casa Bianca di privilegiare l’arrivo negli Usa di immigrati istruiti, in grado di esprimersi correttamente in inglese. “A questo proposito Jim Acosta, corrispondente della Cnn, figlio di un immigrato cubano, ha polemicamente ricordato a Miller che gli Usa hanno sempre accolto i poveri del mondo, in maggioranza privi della minima conoscenza della lingua”, scrive Buruma che poi aggiunge, “C’è da chiedersi se Miller fosse al corrente dell’accezione dispregiativa che il termine ‘cosmopolita’ ha avuto nella storia. In qualità di discendente di un ebreo povero, esule dalla Bielorussia più di un secolo fa, avrebbe dovuto saperlo. Cosmopoliti senza radici, così Stalin definiva gli ebrei”. “È bizzarro – prosegue l’accademico – che alcuni dei massimi rappresentanti dell’amministrazione Trump abbiano rispolverato la tradizionale retorica antisemita pur essendo essi stessi ebrei, come nel caso di Miller” (Repubblica).
I manoscritti dell’ebraismo italiano. Sul Domenicale del Sole 24 Ore Giulio Busi racconta come dei circa 35 mila manoscritti ebraici del Medioevo e Rinascimento, fotografati nella straordinaria collezione dell’Institute of Microfilmed Hebrew Manuscripts di Gerusalemme, “quasi la metà provengono dall’Italia”.
Segnalibro, storia degli ebrei romani. “In età avanzata, mi sono concessa un regalo: ho fatto l’abusiva della scrittura, e ho scritto un librino che considero un atto d’amore, con cui saldo in minima parte il debito morale verso il mio lato ebraico”, così Giulia Mafai, ultima e più piccola figlia di Mario e Antonietta Raphael, racconta a Fabio Isman (Messaggero) come è nato il volume Ebrei sul Tevere, storia, storie e storielle: “quasi un racconto per spiegare 2300 anni di storia ad un nipote”.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
(6 agosto 2017)