collaborazione…

Nella prossima Parashà di Ekev sono tra l’altro ricordate le risorse della terra d’Israele e la speciale attenzione che il Signore le dedica, questi accenni culminano nella descrizione dei prodotti che le sono caratteristici: “Un paese di grano e di orzo, di uva, di fichi e di melograni, terra di olivi e di miele”. In riconoscenza di questi doni del Signore, è stabilito: “Mangerai, e ti sazierai, benedirai il Signore tuo D.O per la buona terra che ti ha dato” (Deut. 8, 8-10). Da questo passo secondo i Maestri si impara come precetto della Torah, l’obbligo di recitare la Birkat Hamazon, la preghiera di ringraziamento dopo il pasto nelle formula più ampia, che comprende quattro benedizioni che esprimono il ringraziamento per il cibo, per la terra d’Israele, per la Torah e le Mizvot, associando così il cibo spirituale a quello materiale, per Gerusalemme e per la ricostruzione del santuario, infine per tutti i benefici che riceviamo dal Signore. Questa preghiera viene letta dopo il pasto in cui si sia mangiato del pane, invece sugli altri prodotti ricordati nel passo biblico e su cucinati diversi dal pane si pronuncia una più breve formula riassuntiva di sole tre benedizioni. Perché questa differenza? Rav Joseph Soloveitchik spiega che mentre i frutti sono essenzialmente il prodotto della natura, quindi in una prospettiva di fede, direttamente manifestazione della provvidenza divina, il pane è opera del lavoro dell’uomo, quindi rappresenta il segno della collaborazione tra la benedizione del Signore e l’azione degli uomini. Per questa collaborazione, che si manifesta concretamente allorquando ci nutriamo del pane, segno della dignità e della stessa missione che il Signore ha affidato all’uomo, ringraziamo l’Eterno nella forma più ampia e dettagliata nel contenuto.

Giuseppe Momigliano, rabbino

(9 agosto 2017)