Pagine Ebraiche agosto 2017
La grande saga dei Morpurgo
Una saga familiare che prende avvio nel tardo Medioevo a Maribor, oggi la seconda città più popolosa della Slovenia, per poi ramificarsi su almeno tre continenti come un robusto, rigoglioso e imponente albero secolare. Protagonisti della saga sono i Morpurgo, che da Maribor hanno derivato il proprio nome e lo hanno esportato in Italia, Austria, Croazia, Francia, Spagna, Grecia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Stati Uniti d’America, Canada, Israele, Venezuela, Brasile, Suriname e chissà quanti altri luoghi, facendo registrare agli specialisti di genealogie circa 2.350 occorrenze dalle origini ai giorni nostri.
La loro storia è ora al centro della mostra “I Morpurgo, i discendenti degli ebrei di Maribor”, aperta fino al 31 agosto presso il Centro di documentazione culturale ebraica della Sinagoga di Maribor. Qui, attraverso ritratti dipinti, foto, pannelli esplicativi e documenti d’epoca, a dare ritmo alla narrazione sono innanzitutto quei Morpurgo che hanno reso grande la stirpe: ad esempio Giuseppe Lazzaro, che nel 1831 fondò le Assicurazioni Generali e l’idea stessa di settore assicurativo. O Uberto Luigi, detto “il Barone” (il blasone lo aveva davvero) che, oltre a non aver sfigurato sui campi di Wimbledon, degli Internazionali di Francia e d’Italia e in Coppa Davis, resta l’unico tennista italiano con una medaglia olimpica nel proprio palmarès (Parigi, 1924). Senza contare Vittorio Ballio, architetto di punta del regime fascista, cui si devono la sistemazione di piazza Augusto Imperatore, a Roma, e la progettazione della teca di vetro destinata a contenere l’Ara Pacis. “Ma il più affascinante, per me, è Elia, che nel Settecento si distinse come personaggio polivalente: pioniere della produzione e vendita della seta, fu un rabbino e un finissimo intellettuale, ed ebbe contatti assidui con Pietro Metastasio, collocandosi tra gli esponenti di spicco dell’Illuminismo ebraico”.
A parlare è il curatore dell’allestimento, Andrea Morpurgo, storico dell’Architettura e docente dell’Istituto Europeo di Design – IED a Madrid. La sua è una rassegna che ripercorre le vicende salienti dei Morpurgo attraverso tavole tematiche, a partire dalla comunità ebraica di Marpurch (o Marpurg o Marburg, cioè l’antica Maribor) dove, nel Trecento, conducevano soprattutto attività legate al prestito monetario e secondariamente al commercio, specie di vino.
Ma sul finire del XIV secolo, quando i cristiani si affacciarono al redditizio ramo finanziario e diventarono concorrenti temibili anche in campo mercantile, il potere economico degli ebrei di Stiria, provincia austriaca degli Asburgo, iniziò a declinare e con esso la protezione di imperatori e proprietari terrieri. Da qui all’espulsione, decretata nel 1496 da Maximillian I, il passo fu breve e la maggior parte si stabilì nelle contee di Gorizia, Gradisca d’Isonzo e a Trieste, per emigrare quindi in altre città della penisola italiana, della costa adriatica, dell’Europa nord-occidentale, dell’impero ottomano e oltreoceano. Fino alla dispersione causata dalle leggi razziali e dalla Shoah.
“Con questa esposizione – chiarisce Morpurgo – che, diversamente declinata, potrebbe approdare anche al Museo ebraico di Trieste, tracciamo gli itinerari degli ebrei di Maribor esiliati. Zoomando su una ventina di biografie e allargando progressivamente l’inquadratura al loro ceppo familiare, alla comunità di appartenenza, al paese in cui risiedevano e operavano, mostriamo come i Morpurgo abbiano segnato la storia dell’ebraismo non solo giuliano, ma italiano e di molte altre nazioni”.
Il precedente va cercato in una mostra sui Morpurgo di Spalato, che furono imprenditori di successo: imparentati con gli Stock di Trieste, come loro possedevano una fabbrica di liquori e nel 1856 Vid Morpurgo rilevò nella piazza principale una libreria, che divenne centro di ritrovo degli intellettuali spalatini. “Dopo quell’esperimento – conclude Andrea – e un paio di giorni prima di inaugurare ‘I Morpurgo’, ho presentato ai sindaci di Gorizia e Nova Gorica il progetto di restauro del cimitero che, insieme alla sinagoga di Maribor, rappresenta l’unico sito ebraico rilevante in Slovenia. Dopo tanti anni di abbandono, sta emergendo un interesse nuovo per questi luoghi e per la memoria che custodiscono, e c’è finalmente la volontà di valorizzarli, al di là delle frontiere”.
Daniela Modonesi – Pagine Ebraiche agosto 2017
(Nell’immagine la sinagoga di Maribor)
(15 agosto 2017)