Setirot – Abitudine all’odio
Facciamo bene a indignarci, e a preoccuparci, per i fatti americani di questi giorni, ovvero per quel “rinnovato” KKK che sempre più alza impunemente la testa. (Detto per inciso: come mai nessuno chiama terrorista il suprematista bianco che con la sua automobile si è scagliato contro la manifestazione antirazzista uccidendo una donna?). Pare di essere tornati bellamente indietro di decenni. Non che da noi vada meglio. L’assalto dei fascisti al Comune di Milano, i saluti romani e le svastiche ormai all’ordine del giorno sotto gli occhi di tutti rischiano seriamente di diventare rapidamente (se non lo sono già) banale quotidianità. Se poi il leader di un partito che mira a governare il Paese non trova di meglio per attaccare un suo avversario (Salvini versus Saviano) che minacciare di togliergli la scorta appena arrivato al potere, allora il livello di inciviltà è davvero diventato insopportabile. Episodi di razzismo, xenofobia, antisemitismo, intolleranza fascista si susseguono senza sosta. Ci stiamo facendo l’abitudine? Perché le piazze non si mobilitano? Perché i giornali non iniziano vere e proprie campagne? Perché sui social media questa feccia dell’umanità trova seguito e viene perfino osannata? Perché nessuno inizia a domandarsi che senso abbia che, ad esempio, Forza Nuova possa presentarsi alle elezioni? Perché nessuno chiede a Salvini conto delle infamie che colleziona da tempo? Chissà. Alcuni paiono invece addirittura impegnati nella caccia al “buonista” (termine tanto odioso quanto in sé privo di ogni senso). Avanti così ragazzi, la storia non vi/ci insegna veramente nulla? Prendetevela pure con il Memoriale della Shoah di Milano perché ospita qualche famiglia di migranti… Per carità, non avete neppure il coraggio di dirlo apertamente e vi nascondete dietro ad ambigui e subdoli ragionamenti sull’uso del termine Shoah. Lasciate agli storici sostenere e dimostrare giustamente l’unicità dello Sterminio di ebrei, nomadi, omosessuali, comunisti, antifascisti. Lasciate ai sopravvissuti e ai discendenti delle vittime il proprio dolore incommensurabile. Dedicatevi a ragionare sul monito che Liliana Segre ha fortemente voluto ad accogliere i visitatori del Binario 21: indifferenza.
Stefano Jesurum, giornalista
(17 agosto 2017)