Pagine Ebraiche agosto 2017
Genizah del Cairo, la mostra
La Taylor-Schechter Cairo Genizah Collection, conservata nella biblioteca universitaria di Cambridge, è la collezione di manoscritti ebraici medievali più vasta ei importante al mondo. Per mille anni la comunità ebraica di Fustat (Cairo Vecchia) depose testi sacri e altri scritti logorati dall’uso nella genizah della Sinagoga di Ben Ezra e, tra il 1896 e il 1897, l’accademico di Cambridge Solomon Schechter grazie al sostegno finanziario del rettore del collegio di St. John, Charles Taylor, si recò in Egitto per esaminarli. Dalla comunità ebraica egiziana ottenne il permesso di portare via quello che più gli piaceva (affermò in seguito “Mi piaceva tutto”), e portò all’università di Cambridge 193.000 manoscritti, che oggi compongono la Taylor-Schechter Cairo Genizah Collection.
La comunità di Fustat conservava i manoscritti nella genizah, secondo la legge rabbinica (si veda, per esempio, Mishna Shabbat 16:1), che dice che quando un testo sacro diventa inutilizzabile (perché è troppo vecchio o perché il suo contenuto non è più rilevante) non può essere distrutto o gettato con noncuranza: i testi contenenti il nome di D-o dovrebbero piuttosto essere sepolti o riposti in una genizah quando la sepoltura non è possibile. Almeno a partire dai primi anni dell’undicesimo secolo gli ebrei di Fustat, una delle più ricche e importanti comunità ebraiche del Mediterraneo, deposero con riverenza i loro testi antichi nella genizah. Sorprendentemente, però, non vi collocarono soltanto opere religiose quali Bibbie, libri di preghiera e raccolte di diritto ebraico, ma anche quelle si potrebbero definire opere laiche, e documenti di tutti i giorni: liste della spesa, contratti matrimoniali, atti di divorzio, pagine tratte dalle fiabe arabe, opere di filosofia sciita e sufi, libri di medicina, amuleti magici, lettere commerciali, registri contabili e centinaia di lettere: esempi di ogni genere di testo scritto prodotto dalle comunità ebraiche del Vicino Oriente si trovano oggi nella collezione della genizah, che propone un’imperdibile visione del mondo ebraico medievale.
Oltre alla collezione Taylor-Schechter, attualmente la biblioteca universitaria di Cambridge ospita anche la Jacques Mosseri Genizah Collection.
Raccolti dallo stimato uomo d’affari cairota Jacques (Jack) Mosseri nel primo decennio del ventesimo secolo, questi manoscritti sarebbero dovuti rimanere in Egitto come parte del patrimonio culturale della comunità ebraica. Tuttavia, dopo la morte prematura di Mosseri nel 1934 e la successiva partenza della sua famiglia dall’Egitto, l’eponima raccolta scomparve dalla scena culturale fino agli anni Settanta, quando venne microfilmata da un gruppo di esperti della Biblioteca Nazionale Ebraica. A seguito di discussioni con i membri della famiglia Mosseri, nel 2006 la biblioteca universitaria di Cambridge ha preso in prestito questa collezione di 7.000 frammenti per vent’anni. Durante il periodo in cui rimarrà a Cambridge, la collezione Mosseri verrà conservata e digitalizzata, e verrà redatto un catalogo nuovo e dettagliato.
Al momento, oltre 18.000 manoscritti appartenenti alla collezione Taylor-Schechter e alla collezione Mosseri sono disponibili online: vi si trova un numero considerevole di documenti (lettere e atti legali) e testi liturgici (i frutti di un progetto condiviso con l’Università Ben Gurion). Altri manoscritti verranno aggiunti regolarmente finché l’intera Cambridge Genizah Collection non sarà reperibile online.
Pagine Ebraiche agosto 2017
“Giuro di non interrompere il digiuno durante il giorno.”
Una donna supplica il marito di tornare a casa dopo che egli ha deciso di andarsene durante una discussione sul fatto di vivere con la famiglia di lei e di dover pagare loro l’affitto. Per evitare un’accusa di “abbandono”, il marito ritorna a casa di Shabbat per brevi visite coniugali. La donna minaccia di iniziare uno sciopero della fame (ma solo durante le ore del giorno) se il marito non torna a casa. Sul retro della lettera l’uomo scrive: “Se non interrompi il digiuno, non tornerò a casa né per lo Shabbat né in nessun altro giorno!”
“Perché ti comporti così nei confronti di tua moglie e dei tuoi figli?”
Aaron ha abbandonato la sua famiglia in Egitto e si è stabilito a Seleucia (l’attuale Silifke in Turchia). Credendolo morto, suo suocero rimase sorpreso nel ricevere una lettera da Aaron. Nella sua riposta, il suocero, il cui nome è Sa’d, esprime felicità per il suo ritorno dalla morte, ma gli ricorda che si è sottratto alle sue responsabilità nei confronti della moglie e dei figli in patria per 23 anni. Ciononostante, si mostra educato e dipinge una piacevole immagine della vita in Egitto, un evidente tentativo di far tornare indietro Aaron.
“E il corretto modo di procedere in questo caso è mettere a tacere i pettegolezzi, non sancire un divieto e non fare altre discussioni in pubblico.”
Uno scherzo finito male può portare a un difficile caso di diffamazione che richiede il grande Mosè Maimonide per emettere un parere giuridico. Venivano spesso richiesti a Maimonide pareri su questioni di leggi religiose e le risposte, conosciute come Teshuvot (letteralmente “risposte”, l’equivalente della fatwa islamica), sono state in seguito raccolte e pubblicate. La Genizah del Cairo ha conservato alcune delle sue decisioni precedentemente sconosciute tra le sue carte personali. In questo caso, un insegnante era stato accusato di fare avances inappropriate ad un’anziana vedova, ma senza testimoni la dichiarazione della donna non è considerata valida per la legge ebraica. Maimonide aggiunge di suo pugno una tipica opinione pragmatica.
“I musulmani la spiarono, sospettando che stesse avendo una relazione con un cristiano.”
L’amore non conosce le barriere della fede, ma ciò poteva essere pericoloso nel Medioevo. Le autorità dei Fatimidi erano molto scrupolose sul rispettare gli standard morali in Egitto, e non soltanto nella comunità musulmana. Questo verbale descrive il caso in cui una donna ebrea fu accusata da due musulmani di essere in intimità con un dottore cristiano. Riportarono di averla vista gironzolare nei pressi della spezieria e la spiarono per 40 giorni prima di portare i loro sospetti di fronte ad un giudice. Nonostante il documento sia scritto in caratteri ebraici, i tre testimoni ebrei hanno firmato usando la scrittura araba, forse per beneficiare di un giudice musulmano.
“La lingua non è sufficiente per il racconto.”
Nel 1033 e.c. un violento terremoto ha scosso l’intera Palestina. L’autore di questo vivido resoconto, Salomone figlio di Semah, descrive ai suoi amici in Egitto come colpì la capitale della Palestina, la città di Ramla. Le persone scapparono dalle loro case quando si accorsero che i muri stavano tremando, perdendo così tutti i loro beni nelle macerie. Un terzo della città venne completamente distrutto. Anche Gerusalemme, compreso il Monte del Tempio, fu danneggiata gravemente.
“Ho avuto una relazione con al-Hassun e sono rimasta incinta.”
Karima al-Hassun, una ricca imprenditrice ebrea, ha avuto una scandalosa relazione d’amore con un uomo sposato, Hassun di Ascalona. Quando è rimasta incinta, era preoccupata del fatto che l’uomo avrebbe potuto negare la relazione. Perciò, per assicurarsi che il bambino avesse un padre con un nome, fece in modo che fossero colti sul fatto e i testimoni dichiararono quello che avevano visto. La donna fu alla fine scomunicata dalla sinagoga a causa del suo comportamento scandaloso, ma lasciò ingenti somme di denaro in eredità a tutte le sinagoghe di Fustat. Al padre di suo figlio non lasciò nulla, “nemmeno un centesimo”.
“Hanno mandato un emissario, un lebbroso sotto il nome di Kalaf di Aleppo, e con lui c’era un altro uomo sano. Abbiamo saputo di recente che ha lasciato questa vita.”
Un uomo è morto e mancano dei soldi. La comunità dei lebbrosi di Tiberiade ha mandato due persone, un lebbroso ed un uomo sano, a raccogliere fondi in Egitto. Dopo nove mesi di silenzio, Hillel, capo della comunità ebraica di Tiberiade, è appena venuto a conoscenza della morte del lebbroso e sta cercando di recuperare il denaro da lui raccolto. I lebbrosi si sono riuniti a Tiberiade, cercando una cura nella calda primavera della città, e devono affidarsi al sostegno della beneficienza.
“Ero con lui il giorno in cui li ho visti essere uccisi in quel modo terribile.”
L’invasione della Terra Santa da parte dei turchi Selgiuchidi sul finire del XI secolo è stata estremamente violenta e ha provocato un gran numero di rifugiati, ebrei, musulmani e cristiani. Questa lettera è stata scritta da una donna ebrea che viveva a Tripoli in Libano dopo essere dovuta fuggire da Gerusalemme. Scrive così: “Sono una donna malata sull’orlo della follia, al limite della fame con la mia famiglia e la bambina che sono tutti con me, e sconvolta dall’orribile notizia riguardante mio figlio.” Secondo la donna sarebbe meglio essere tra i prigionieri, dal momento che in questo modo potrebbero “trovare qualcuno che dia loro da mangiare e da bere”. In quanto rifugiati, lei e i suoi bambini stanno morendo di fame.
Traduzione di Rachele Ferin, Arianna Mercuriali e Ilaria Vozza, studentesse della Scuola Superiore per Interpreti e Traduttori dell’Università di Trieste e tirocinanti presso la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
(25 agosto 2017)