…ipocrisia

In questi giorni al confine fra i tre paesi baltici – Estonia, Lettonia e Lituania che sono membri dell’Unione Europea e della Nato – e la Bielorussia, l’esercito della Repubblica russa svolge la grande esercitazione militare Zapad (Occidente). Un lato interessante di questa esercitazione strategica riguarda l’enclave di Kaliningrad sul Mar Baltico, che fa parte della Russia ma è interamente circondata dalla Polonia e dalla Lituania, e quindi è fisicamente separata dalla parte principale del territorio russo. Fino alla seconda guerra mondiale la provincia di Königsberg, oggi Kaliningrad, faceva parte della Prussia orientale ossia della Germania. Uno dei suoi cittadini più noti fu Emmanuel Kant, indubbiamente un esponente di primo piano della cultura tedesca. Alla fine della guerra mondiale Königsberg fu occupata dall’Armata Rossa, la popolazione tedesca fuggì in massa, la zona fu poi russificata e così lo furono quasi tutti i toponimi fra cui quello della capitale. Oggi nella provincia che riveste importanza strategica per la Russia per la vicinanza al mare e all’occidente e le concentrazioni di impianti militari, sono rimasti solamente 8.000 tedeschi su 900.000 abitanti, di cui metà nella città principale. L’occupazione e l’annessione dei 15.000 km. quadrati di Königsberg-Kaliningrad fa parte della logica della guerra. Chi attacca il nemico e poi perde la guerra solitamente ne paga le conseguenze. I Sovietici hanno vinto la guerra con i nazisti e li hanno puniti con gravi sanzioni territoriali. In questo contesto l’intero territorio nazionale della Polonia è stato spostato a occidente di centinaia di chilometri rispetto ai confini antecedenti alla guerra – a beneficio dell’URSS e a danno della Germania. Non proviamo nessuna simpatia per i tedeschi e per le loro politiche che hanno causato la seconda guerra mondiale. I tedeschi hanno giurato lo sterminio del popolo ebraico e in parte lo hanno realizzato. A giusto titolo dunque l’esercito vincitore ha occupato e annesso una parte dei loro territori, li ha ripuliti etnicamente, vi si è installato militarmente e civilmente. L’analogia con un altro caso a noi più vicino, e che concerne 5-6.000 km. quadrati in Medio Ofriente, è istruttiva e allo stesso tempo inquietante. In entrambi i casi la parte perdente aveva dichiarato guerra ai paesi vicini e morte agli ebrei. In entrambi casi quella parte è stata sconfitta e il suo territorio è stato in parte occupato dall’esercito vincitore. Vi sono però due differenze importanti: nel caso tedesco-russo, i vincitori hanno incorporato e annesso il territorio occupato e hanno effettuato una pulizia etnica quasi totale; nell’altro caso a noi più vicino non vi è stata annessione ma la creazione di un’autorità autonoma della popolazione locale (sotto controllo dell’esercito occupante), e non vi è stata pulizia etnica, semmai una politica di insediamenti dei vincitori come minoranza in mezzo ai vinti che rimangono la maggioranza. Non ricordo di aver udito una sola voce contro l’occupazione dei territori della zona di Königsberg-Kaliningrad avvenuta oltre 70 anni fa. Ne ho invece sentite molte, ogni giorno, nell’altro caso che è avvenuto molti anni dopo. Né l’ONU né altre organizzazioni internazionali umanitarie operano attualmente per ristabilire i legittimi diritti dei profughi tedeschi fuggiti dai territori occupati dalla Russia. Ma nell’altro caso lo fanno attivamente e con impiego di notevoli finanziamenti. Questa doppiezza di scelte è frutto di pura ipocrisia. Sull’ipocrisia non si costruisce il futuro delle nazioni e del mondo. Semmai, come in un grande castello di carte, si prepara il loro collasso.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(31 agosto 2017)