Giuseppe Di Porto (1923-2017)
Si è spento nelle scorse ore Giuseppe Di Porto, detto Peppe, uno degli ultimi sopravvissuti romani ai campi di sterminio nazisti. Nato nel 1923 a Roma venne deportato nel campo di Auschwitz Birkenau nel novembre del 1943. Si salvò dopo aver affrontato la marcia della morte e tornó nella capitale l’8 ottobre 1945. Nel 1949 sposò Marisa Di Porto anche lei sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti. “Il nostro pensiero è al fianco della famiglia. Con la scomparsa di Peppe Di Porto viene a mancare all’ebraismo italiano e all’Italia tutta un punto di riferimento importante – le parole di cordoglio della presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni – Dobbiamo tutti impegnarci a dare seguito al suo monito e al suo insegnamento a non dimenticare la Shoah. Una sfida ancor più rilevante alla luce di quanto accaduto quest’estate e che deve impegnare la società italiana nella sua interezza”.
“Un dolore enorme per la nostra Comunità, Giuseppe é stato una figura fondamentale nel raccontare la tragedia della Shoah. Insieme a Marisa, anche lei sopravvissuta, ha costruito una famiglia ebraica numerosa, che è stata la risposta più bella e significativa nei confronti di chi voleva distruggere il popolo ebraico. Alla famiglia la nostra più sentita vicinanza” comunicano in una nota il rabbino capo Riccardo Di Segni e la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello.
Sia il suo ricordo di benedizione.
La Giornata sulla Diaspora con la Sicilia ebraica protagonista. Si avvicina l’appuntamento del 10 settembre con la Giornata europea della cultura ebraica – dedicata quest’anno al tema della Diaspora: identità e dialogo – e il Messaggero dedica un’intera pagina all’evento, con due articoli a firma di Francesca Nunberg. “Si tratta di un evento promosso con crescente successo dall’Unione delle Comunità ebraiche italiane – spiega al Messaggero la presidente UCEI Noemi Di Segni – a testimoniare la diffusa richiesta di conoscenza e approfondimento sull’ebraismo che da 18 anni tentiamo di soddisfare con una grande manifestazione di apertura e partecipazione. Un appuntamento importante in un periodo nel quale la necessità di costruire percorsi di dialogo tra le diverse fedi che compongono il mosaico culturale della nostra società è sempre più stringente”. Nell’articolo si ricorda come il calendario degli eventi sarà presentato martedì al Collegio Romano presso la sede del Ministero dei beni e delle attività culturali, in una conferenza congiunta a cui parteciperà il ministro Dario Franceschini per presentare – assieme al presidente del Meis Dario Disegni e alla direttrice del Museo Simonetta Della Seta – l’imminente apertura del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah a Ferrara. Nell’altro articolo del Messaggero, si parla invece della storia dell’ebraismo siciliano e dell’impegno di Evelyne Aouate, dell’UCEI, del rabbino Pierpaolo Pinhas Punturello a far rivivere nell’isola una comunità ebraica.
Corea del Nord, il test atomico. Come racconta il Post, la Corea del Nord ha annunciato di aver condotto con “completo successo” il test di una bomba all’idrogeno in grado di essere montata su un missile balistico internazionale, confermando che il terremoto rilevato nella notte tra sabato e domenica, di magnitudo compresa tra 5,6 e 6,3 e con epicentro nel nord ovest del paese, è stato causato da un test nucleare, come avevano già sostenuto funzionari militari sudcoreani e il ministro degli Esteri giapponese. La natura della bomba non è però sicura, visto che non ci sono conferme indipendenti sul fatto che il regime di Kim Jong-un abbia realmente sviluppato una bomba all’idrogeno. Quello di stanotte è stato il sesto test nucleare condotto dalla Corea del Nord, e secondo l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap ha causato un terremoto di dieci volte maggiore rispetto all’ultimo, avvenuto un anno fa.
Il manifesto fascista e razzista. “I nuovi barbari sono peggiori di quelli del ’43/’45, oggi come allora fiancheggiati dai traditori della Patria”. Con queste parole si conclude il vergognoso post pubblicato su Facebook dal partito neofascista Forza Nuova. Il testo accompagna un’immagine raffigurante un uomo nero che aggredisce e tenta di spogliare una donna bianca. “Difendila dai nuovi invasori”, si legge sull’immagine “potrebbe essere tua madre, tua moglie, tua sorella, tua figlia”. Un diretto richiamo alla più bieca propaganda fascista contro cui diversi parlamentari hanno chiesto al Viminale e alla magistratura d’intervenire. “Un’azione – racconta Paolo Berizzi su Repubblica – potrebbe arrivare nelle prossime ore anche dalla Procura di Roma, nel caso i magistrati ravvisassero nella locandina postata il 29 agosto sulla pagina Fb di Forza Nuova (migliaia di condivisioni), il reato, appunto, di istigazione all’odio razziale (violazione della legge Mancino”. Intanto in Germania preoccupa il ritorno dell’ultradestra dell’Afd, i cui membri non nascondono simpatie naziste (Repubblica).
Segnalibro. Dopo un lungo silenzio, torna a parlare il grande scrittore ebreo americano Philip Roth, che si racconta sulle pagine del Corriere Lettura in un’intervista rilasciata a Livia Manera (a patto di non parlare di attualità): Roth racconta, tra le altre cose, della sua scelta di smettere di scrivere. Sul Domenicale del Sole 24 Ore si parla invece di sionismo attraverso il libro di George Prochnik, Stranger in a Strange Land: Searching for Gershom Scholem and Jerusalem, dedicato al grande filosofo e teologo israeliano. La Stampa apre un approfondimento sulla scelta di alcuni scrittori del passato ma anche di oggi di usare pseudonimi, ciascuno per motivi diversi. “Natalia Ginzburg sotto il fascismo fece uscire il primo romanzo siglandolo Alessandra Tornimparte, – scrive il quotidiano – Alberto Moravia abbandonò il cognome Pincherle e Giorgio Bassani divenne Giacomo Marchi: erano ebrei e cercavano di sfuggire alla tenaglia della dittatura razzista”.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked