Roberto Spizzichino (1932-2017)
Trent’anni alla presidenza del Pitigliani. Dal 1972 al 2002: gli anni che segnarono la trasformazione dell’istituto da orfanotrofio a luogo di educazione, ritrovo, vasta produzione culturale in un dialogo costante con la città.
Lascia una traccia profondissima Roberto Spizzichino, tra le figure che maggiormente hanno segnato la storia della Comunità ebraica romana nel dopoguerra. Una figura non da palcoscenico, come ha ricordato il rav Roberto Della Rocca durante la cerimonia funebre svoltasi al cimitero di Prima Porta, ma che dietro le quinte, senza smania di apparire, ha raggiunto risultati tangibili e sotto gli occhi di tutti. Uno sguardo costantemente rivolto al futuro, ai giovani, a un nuovo modello di aggregazione che è stato possibile costruire con fatica e passione.
Così Spizzichino racconta il suo coinvolgimento nelle attività del Pitigliani nel libro di memorie Una storia nel secolo breve pubblicato lo scorso anno su iniziativa dell’attuale dirigenza. Prima esperienza in Consiglio, e per lui subito nomina alla presidenza: “Mi presentai alle elezioni e fui eletto, non mi feci nessuna propaganda elettorale di nessun tipo. E non sapevo niente: non conoscevo i ragazzi, non conoscevo il direttore. Ero lontanissimo dalla realtà di questa istituzione e pensavo di fare il gregario, di aver tempo di poter assimilare la conoscenza, di entrarci prima. Non pensavo minimamente ad una cosa del genere”. E invece elezione all’unanimità, l’inizio di un corso decisivo per il futuro dell’ente in una veste molto diversa dalle origini. “Il giorno dopo – raccontava ancora Spizzichino – volli vedere di cosa ero diventato presidente e vidi che la realtà era sconcertante. Quando mi presentarono questi bambini, mi si affollarono intorno come fossi un nuovo padre. Non so, è la sensazione che mi rimane ancora oggi. Questi bambini assistiti mi riconoscevano come qualcosa, forse in loro c’era già la sensazione che io ero la persona che poteva cambiare le loro condizioni”.
Prima di arrivare a Prima Porta il feretro ha fatto due soste, per un ultimo omaggio dedicato ai tanti che in questi anni gli hanno voluto bene e hanno da lui appreso una straordinaria lezione di umiltà e concretezza al servizio del bene comune: davanti al Pitigliani, la sua seconda casa, e quindi davanti al Tempio Maggiore.
Sia il suo ricordo di benedizione.
a.s twitter @asmulevichmoked
(4 settembre 2017)