CULTURA Viaggio di fine estate in cerca delle biblioteche più belle del mondo
È un classico delle vacanze, che si ripete ogni volta, al momento di chiudere la valigia. Qualcosa è cambiato, per la verità, e da quando ci sono gli e-book si può portare con sé una biblioteca intera senza appesantire i bagagli, per la gioia dei lettori forti. Ma il gusto delle pagine sfogliate dal vento, il tempo lento delle vacanze che permette di affrontare volumi ponderosi e il piacere della carta stampata non sono mutati. Che si scelga Guerra e pace o un giallo, un romanzone o quel saggio che non siamo riusciti a leggere durante l’anno lavorativo, «Che libro mi porto?» è un pensiero che accompagna ogni partenza.
La carta non si è mai arresa e, anzi, era da tempo che i libri non erano così belli: l’avvento del digitale ha portato gli editori a concentrarsi su cose che un e-book non potrà mai offrire. C’è una maggiore attenzione per la grafica, per i materiali e soprattutto per le copertine. È un fenomeno di cui molti iniziano a occuparsi, e molti sono i libri e gli articoli – da The Revenge of the Analog. Real Things and Why They Matter (David Sax, PublicAffairs, 2016), che il New York Times ha inserito tra i dieci migliori libri dell’anno a My bookshelf says who I am – and a Kindle cannot do that, uscito sul Guardian che sottolineano come la fascinazione esercitata da uno scaffale pieno di libri sia immutata.
Perché allora non invertire l’assunto iniziale? C’è chi in vacanza cerca la spiaggia più bella, ma anche chi sceglie le città d’arte, chi vuole il miglior campo da golf e chi va a visitare musei… Perché non andare per biblioteche? La crescente diffusione dei libri elettronici e la facilità con cui si può ordinare un libro online oltre ad influire sulle modalità di lettura ha spinto anche il mondo delle biblioteche a un ripensamento profondo. È in corso da alcuni anni una vera e propria rivoluzione radicale nel modo in cui le biblioteche e i bibliotecari cercano di raggiungere i propri lettori. Architetti, designer, educatori e attivisti hanno iniziato a pensare fuori dagli schemi.
È certamente vero, come ha raccontato in un suo recente articolo il New York Times, che in Italia non c’è bisogno di cercare arte, architettura e storia in giro per il Paese, perché «le biblioteche storiche contengono tutto questo, ma senza la folla», e anche evitando le più note meraviglie romane, esempi eccellenti sono la Marciana a Venezia, la Palatina a Parma, la Medicea Laurenziana di Firenze o la Teresiana di Mantova.
Ma altrettanto valida è l’opzione alternativa, il viaggio alla scoperta delle biblioteche insolite, titolo di un volume curioso stampato nel 2015 da Logos edizioni e scritto da Alex Johnson. Inizia chiedendo: «La vostra biblioteca vi raggiunge a casa sul dorso di un elefante? Viaggia forse lungo un fiume? O si trova in una cabina telefonica, in una stazione, in un parco o addirittura nel vostro giardino?». Per l’elefante bisogna arrivare sino in Laos, ma i bibliotecari da sempre sono famosi per la capacità di superare qualsiasi ostacolo geografico: la prima biblioteca itinerante statunitense di cui sia rimasta traccia, trainata da cavalli, risale all’inizio del ’900, ma in Colombia è attivo Biblioburro, l’asino bibliotecario che un insegnante di scuola elementare, Luis Soriano, usa per portare i libri nei villaggi più remoti, e la Mongolian Children’s Mobile Library viaggia a dorso di cammello.
Molte sono anche le biblioteche che viaggiano sull’acqua: su imbarcazioni di salvataggio – nell’arcipelago di Åboland, in Finlandia – su pescherecci lungo il Mekong o sulla zattera che Sarah Peters ormeggia in mezzo al lago Cedar, in Minnesota, in attesa dei suoi lettori. Per chi volesse un’esperienza meno avventurosa e non fosse ancora pronto per il movimento egualitario internazionale «Little Free Libraries», il cui motto è: «Prendi un libro, porta un libro» e che è di fatto una rete di minuscoli depositi di libri accessibili a tutti e collocati nei luoghi più vari, ci sono le grandi biblioteche, spesso disegnate da architetti di fama. Dalle capsule futuristiche dell’Università Seikei, in Giappone, alla biblioteca collocata nell’Università di Aberdeen, che è stata progettata per ridurre al minimo i costi di gestione e i consumi energetici e di giorno luccica, mentre di notte emette un tenue bagliore, diventando un vero e proprio punto di riferimento luminoso per la città, le destinazioni non mancano.
E non è necessario ricordarsi di mettere un libro in valigia.
Ada Treves, La Stampa, 24 agosto 2017