L’origine delle specie ebraiche

caloSono proprio ebreo? È un quesito non solo scomodo (tutto è scomodo nella vita, perfino il sesso, e basta leggere il trattato di Vatsyayana per darmi ragione) ma anche arduo, perché l’alternativa, nel mio caso, non sarebbe quella di essere non ebreo, ma di origine ebraica.
L’eufemismo è una forma d’ipocrisia ma, a sua volta, l’ipocrisia è una forma di difesa. Se scrivessi “quella persona scioccherella che mette giudizio a tutti facendo loro la morale” è vero che avrei impiegato dodici parole anziché due, però il peso della probabile offesa si sarebbe parecchio alleggerito.
Se scrivessi “detesto gli stolti”, è probabile che taluno pensi che si tratta di un’autocritica oppure che talaltro avanzi delle ipotesi sui misteriosi destinatari, mentre è assai improbabile che qualcuno protesti sostenendo che ho offeso la sua categoria di naturale appartenenza, anche se ormai quasi tutti sono sindacalizzati.
Leggo su un quotidiano che Philip Roth sarebbe “d’origine ebraica” ma, sviluppando il ragionamento, visto che frequento le pandette, dovrei ammettere che anche i suoi genitori ed i suoi nonni e bisnonni lo fossero, fino a risalire ad Abramo. Ed ecco la prima difficoltà, peraltro insormontabile, perché mi pare di ricordare che, a sentire l’Unesco, Abramo sicuramente non era ebreo ma sarebbe stato svizzero animista e, più precisamente, del cantone di Zug, dove si sarebbe rifugiato il suo papà, Terah, forse su consiglio del commercialista.
Non è male, anzi, descrivere un soggetto come “di origine ebraica” perché così si evita di dire che è ebreo e, più precisamente: a) si lascia a galleggiare a mezz’aria se sia ebreo e soprattutto b) non lo si offende attribuendogli la condizione di ebreo.
A sua volta, chi scrive “di origine ebraica” (poche persone, soltanto qualche miliardo) potrebbe non essere un ipocrita bensì una persona onesta che vuol dare a conoscere i suoi pregiudizi, in quanto ammette che essere ebrei non sia una bella condizione e che, onde essere pietosi, la si ammanta di qualche lieve pecca genealogica, dissolta dal tempo. Questo, ad essere buoni perché, ad esserlo di meno, salterebbe all’occhio che attribuire ai personaggi famosi un’origine ebraica è anche un modo di negarne l’ebraismo.
Vi sarebbe anche un’ulteriore soluzione, che sarebbe quella di dire la verità, ma non sarebbe umano caricare l’umanità di così pesanti fardelli.

Emanuele Calò, giurista

(5 settembre 2017)