mitzvot…
La Torah stabilisce che, portando le decime al Beth Ha-Miqdàsh, ognuno facesse la dichiarazione in cui affermava di aver provveduto ad eliminare da casa sua tutto ciò che era destinato ad uso sacro, di non aver mancato al suo dovere e di non essersene dimenticato.
Il Sefàth Emèth si domanda il perché di questa ripetizione apparentemente pleonastica: “Non ho trascurato le Tue mitzvot e non mi sono dimenticato”. La risposta è che è possibile che uno compia una mitzvah senza porvi attenzione, meccanicamente, senza far mente al fatto che è comandata da D. Perciò l’affermazione è “ho compiuto la mitzvah con l’intenzione di compierla, sapendo perché e senza dimenticarmi che è un comando divino”.
Questo insegnamento è tanto più importante quando parliamo di mitzvot che hanno un’attrattiva, che sono “folcloristiche” o “sociali”, e spesso le si compie perché “è bello” o “è giusto”: sono proprio quelle in cui ricordarci che sono di origine divina ci dà la dimensione di quanto D. ci chiede.
Elia Richetti, rabbino
(7 settembre 2017)