Il tempo della scelta
Più volte mio nonno mi ha raccontato di quando, dopo essere sfuggito per un soffio al rastrellamento nazifascista del 10 maggio 1944 in val Sangone, nelle montagne non lontane da Torino, si trovò con un solo compagno della banda decimata, un giovane siciliano che, come numerosi militari, si era unito ai partigiani nei caotici mesi successivi all’8 settembre e all’occupazione tedesca. Era un contadino e aveva nostalgia di casa, raccontava mio nonno. Dopo la distruzione della formazione partigiana non sapeva che cosa fare, e allora andò ad arruolarsi volontario tra i militi della Repubblica sociale, forse perché in questo modo, almeno, la cena era assicurata. Chissà se ha preso parte a rastrellamenti di partigiani e se, alla fine della guerra, è tornato nella sua terra. Mio nonno, in ogni caso, non lo ha più incontrato.
Mi viene in mente questa vicenda nei giorni che avvicinano all’8 settembre, la data in cui fu reso noto l’armistizio con gli Alleati e gli italiani furono posti di fronte a una scelta. Premetto che sono convinto che ciascuno sia responsabile delle proprie azioni e le condizioni in cui ci troviamo non possano essere mai intese come giustificazioni per i comportamenti. È evidente però che le condizioni in cui ci troviamo influenzano la scelta in modo difficilmente sopravvalutabile. Questo significa che l’8 settembre e nei giorni e mesi che seguirono alcuni italiani scelsero rettamente e altri no, e al contempo che i confini tra i comportamenti quasi sempre non sono nitidi, ed è largo il campo delle sfumature, delle posizioni intermedie, delle ambiguità. Persino a chi sceglie sovente non sono del tutto chiari i motivi che lo hanno portato a una decisione. E allora da tutto questo scaturiscono conseguenze spesso inattese a noi stessi, come quelle in cui si trova Juan Miranda, il personaggio interpretato da Rod Steiger nel film di Sergio Leone “Giù la testa”, di volta in volta bandito, vittima della guerra, vendicatore dei propri figli, fino a venire acclamato come eroe della lotta per la libertà.
Giorgio Berruto, HaTikwà/Ugei
(7 settembre 2017)