Torino – Un racconto (anche) in musica
Molte le iniziative che vedono coinvolti a Torino, gli spazi della Comunità ebraica in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica: visite guidate alle tre sinagoghe, banchetti informativi sulle principali attività e realtà culturali che ruotano attorno al mondo ebraico torinese e percorsi guidati tra le strade di quello che è stato il ghetto della città.
Anteprima della Giornata, il concerto di ieri sera del quartetto Le’Haim: tenore Angel Harkatz Kaufman, al pianoforte Alfredo Scalari, violino Andrea Testa, Contrabbasso Matteo Vallicella. Si è scelto quindi di partire dal linguaggio universale della musica per avvicinarsi al mondo ebraico. Accanto a brani liturgici, sono stati eseguiti pezzi klezmer, intervallati dalle note tratte dalla colonna sonora di Shindler’s List. Molte le autorità presenti durante la serata – accolte dal presidente della Comunità di Torino Dario Disegni – che poi hanno fatto ritorno questa mattina per l’apertura ufficiale dei lavori. Tra gli altri hanno preso la parola il prefetto Renato Saccone, l’assessore alla cultura del Piemonte Antonella Parigi, il vicepresidente del Consiglio Regionale del Piemonte e del Comitato per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione Nino Boeti, il presidente della Circoscrizione 8 Davide Ricca, il presidente del Comitato Interfedi Valentino Castellani, il presidente del Comitato regionale per i diritti umani, Gianpiero Leo e l’assessore alle Pari opportunità Marco Giusta. Presente anche la sindaca di Torino Chiara Appendino.
Identità, integrazione, dialogo, sfide del presente sono state queste le parole chiave di tutti gli interventi. Punto di partenza il tema di questa XVIII Giornata, “Diaspora. Identità e dialogo”, che ha permesso di riflettere su questioni di estrema attualità ancora una volta con lo sguardo rivolto alla storia del popolo ebraico, un popolo errante. “L’identità è condizione per il dialogo”, afferma Saccone. “Sul tema del riconoscimento del diverso e dell’altro la Comunità ebraica ha molto da insegnare”, commenta Parigi. Significativo l’intervento di Castellani, che si è soffermato sul significato delle parole integrazione e interazione: la prima spesso intesa come omologazione, deve invece poggiare su un’identità condivisa che poggia sui valori della Costituzione, tutto il resto è interazione e dialogo.
La mattinata si è conclusa con l’intervento dell’editore Silvio Zamorani, “ebreo errante”, emigrato dall’Egitto in Italia nel 1957, testimone vivente e vivace di questa realtà di cambiamento, di integrazione, di memoria e di identità. Due le realtà, specchio di una condizione di interconnessione e contatto con diverse culture, messe in evidenza da Zamorani. Quella della parola: “Parlavamo male un sacco di lingue: latino, arabo, ebraico e greco” e quella del mangiare, la mescolanza di tradizioni e sapori. Una realtà eterogenea di cui oggi è rimasta poca traccia. La presenza ebraica in molti paesi arabi si riduce a qualche decina di persone, nei casi migliori a qualche centinaia.
Alice Fubini