Catania, un futuro di progetti
nel segno della radice ebraica
Guarda lontano Catania, a progetti di altissimo livello. Un futuro nel segno della riscoperta della sua radice ebraica che ha una prima fondamentale scadenza: il 2020. Per quell’anno infatti la città siciliana, insieme ad altri comuni dell’isola inseriti tra i tesori Unesco, si candida a capitale italiana della cultura. E lo farà anche con un solido itinerario che guarda alla sua storia ebraica, alla traccia profonda lasciata da questa minoranza in ogni ambito della società catanese.
Ad annunciarlo il sindaco Enzo Bianco, in occasione dell’inaugurazione delle attività pomeridiane della Giornata Europea della Cultura Ebraica. La Sicilia grande protagonista dell’iniziativa, Catania insieme a Palermo e agli altri centri che hanno aderito alla manifestazione.
Insieme alla Presidente UCEI Noemi Di Segni e al ministro consigliere dell’ambasciata israeliana Rafael Erdreich, il sindaco ha voluto affermare chiaramente questo concetto: la storia ebraica di Sicilia è parte imprescindibile di questa città. Del suo vissuto, ma anche del suo futuro. Come dimostrano anche le riproduzioni della suggestiva mostra “Gli ebrei in Sicilia” inaugurata al mattino e visitabile fino al 23 settembre. E come hanno confermato gli interventi della qualificata tavola rotonda che è seguita ai discorsi delle autorità. A prendere la parola, moderati dal segretario generale UCEI Gloria Arbib, sono stati Nicolò Bucaria (“La presenza degli ebrei mitteleuropei a Catania negli anni ‘20 e ‘30 e il loro contributo alla vita economica e culturale della città”), Nadia Zeldes (“Il mondo culturale degli ebrei Siciliani: fra identità ebraica e identità locale”) e Myriam Silvera (“Le espulsioni del 1492 dalla Spagna a Catania”).
Accogliendo una proposta di Bucaria, che è anche curatore della mostra, il primo cittadino ha annunciato la prossima intitolazione di due strade a figure ebraiche che hanno segnato la storia recente di Catania come Azeglio Bemporad (direttore dell’osservatorio astronomico) e Mario Ovazza (promotore di una illuminata politica agricola e più volte deputato regionale).
“La vita ebraica in Sicilia durante le diverse occupazioni fu generalmente positiva, questo non significa che non ci furono discriminazioni ma tendenzialmente gli ebrei così come le altre minoranze etniche o linguistiche ebbero i propri spazi per vivere secondo i dettami della propria cultura e fede religiosa. Sarà forse per questo – ha sottolineato Arbib – che tanti storici hanno scritto che gli ebrei in Sicilia furono più felici che altrove”.
In serata, nella corte del Palazzo degli Elefanti, la suggestiva chiusura di Giornata con improvvisazioni su musiche ebraiche della Diaspora da parte del pianista di fama internazionale Yakir Arbib. Una performance brillante, che ha raccolto un lungo applauso dal pubblico presente.
(11 settembre 2017)