osservanza…
Nella Parashà della settimana leggiamo: “Il Signore ti renderà popolo a lui consacrato, come ti ha giurato, se osserverai i comandi del Signore tuo Dio e se camminerai per le sue vie” (Devarim 28, 9).
Come può l’uomo seguire il Signore? Seguendo l’esempio del Signore: come egli veste gli ignudi, anche tu vesti gli ignudi; come egli visita gli ammalati, anche tu visita gli ammalati; come egli consola chi è in lutto, anche tu consola chi è in lutto – Sotah 14 a.
Ci stiamo avvicinando ai Giorni di Teshuvà (Da Rosh HaShanà a Kippur) dove ci prepariamo al giudizio di Dio invocando la Misericordia Divina nelle Selichot: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà, che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato…” (Shemot 34, 6 – 7).
Nell’opera Tomer Dvorà di Rabbi Moshe Cordovero (Tzfat 1522 – 1570), nel primo capitolo, viene commentato ogni attributo della Misericordia Divina parola per parola e si istruisce l’ebreo a seguirne gli insegnamenti, facendo proprie le caratteristiche morali del Creatore: Imitatio Dei.
E’ quindi prima di tutto il nostro rapporto con il prossimo che ci rende “santi” ebraicamente parlando, come comandato nella nostra Parashà.
Non a caso Hillel enfatizza l’aspetto etico come base dell’ebraismo: “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te: ecco la Legge. Il resto non è che commento. Vai e Studia” (Shabbath, 31a), non è detto infatti qui “mangia Kosher: questo è tutta la Torah. Il resto non è che commento. Vai e studia”.
Molte persone, tuttavia, commettono l’errore di associare la religiosità prevalentemente all’osservanza delle parti rituali (Mitzvoth verso D-o). Per quale motivo? Molti saggi, desiderosi di combattere l’assimilazione, preferiscono insegnare prevalentemente quegli aspetti della Halachà che portano a distinguere un ebreo da un non ebreo, per esempio: il dovere dell’osservanza della kashruth, piuttosto che il dovere dell’onestà e della giustizia, distingue nettamente la vita quotidiana di un ebreo da quella di un non ebreo. Inoltre, in generale, è più semplice impegnarsi nell’osservanza delle norme rituali, per esempio fare molta attenzione agli ingredienti di un alimento e alla sua certificazione “Kosher”, nonché all’identità di colui che la certifica.
D’altra parte l’osservanza delle Halachoth etiche e morali (Mitzvoth verso il prossimo) è molto più complessa e articolata, al punto tale da risultare molto più impegnativa. Per questi motivi, alcune persone, enfatizzando l’osservanza delle Mitzvoth rituali, possono più facilmente sentirsi a posto con la coscienza e definirsi “ebrei osservanti”…
Non dovrebbe esistere quindi dicotomia tra azione e significato, così come non dovrebbe esistere dicotomia tra ritualità ed etica.
Paolo Sciunnach, rabbino