Colpevoli amnesie

Tobia ZeviLa scorsa settimana ho visitato, quasi per caso, il Sacrario dei caduti d’Oltremare di Bari. Confesso che ne ignoravo perfino l’esistenza, insieme alla maggior parte delle analoghe strutture sul territorio nazionale, una dozzina circa. Conoscevo di fama quello di Redipuglia, in provincia di Gorizia, e questo è tutto. Il monumento non è particolarmente bello e ci giunge dagli anni Sessanta, oggi sottoposto a un meritato restauro. La posizione è invece meravigliosa, dirimpetto allo splendido lungomare di Bari. In sostanza il complesso consta di cinque aree: il giardino che circonda la costruzione, ben curato e addobbato con statue e cimeli militari; la stanza con l’albo d’onore, cioè l’elenco dei caduti italiani nei conflitti mondiali (polvere a parte, i caratteri sono ancora quelli della macchina da scrivere); il museo militare, a naso mai toccato dalla sua prima istituzione; il piano superiore del sacrario vero e proprio, dove in circa quaranta mila (40.000) urne nominali sono contenute le ossa dei caduti noti, divisi nei vari teatri di battaglia; il piano inferiore, dove invece giacciono le ossa dei sessanta mila (60.000) militi dei quali non è stato possibile recuperare il nome. Francamente, sono rimasto abbastanza sbigottito. Dall’atmosfera, che giustamente fa riferimento al sacro. Ma anche dalla clandestinità del luogo: può darsi che sia tutta mia l’ignoranza, ma da un sondaggio informale svolto tra amici e conoscenti ho l’impressione di essere stato in buona compagnia a non avere contezza di tutto ciò. Ora, immaginiamo quale aspetto avrebbe un posto del genere – chessò – negli Stati Uniti. Quale cura, quale rispetto (basta recarsi al cimitero militare di Anzio). Ma proviamo anche a domandarci perché il nostro paese rinuncia a valorizzare un simbolo così forte della propria storia nazionale, della propria memoria collettiva. Il mio timore è che tale dimenticanza sia il corollario simmetrico di un’altra amnesia, quella che rifiuta di fare i conti con le responsabilità italiane del fascismo, delle leggi razziali, del colonialismo: nel tentativo di occultare tutto ciò la nostra narrazione patriottica ha anche obliato queste decine di migliaia di giovani morti, mandati a morire da quel regime che nessuno ha tanta voglia di rivangare.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas

(12 settembre 2017)