Qui Roma – L’eredità di Primo Levi

Si susseguono gli omaggi e le iniziative in ricordo di Primo Levi nel trentesimo anniversario della scomparsa. Il lascito dello scrittore, chimico e Testimone della Shoah torinese sarà infatti al centro di un pomeriggio di studi in programma giovedì 14 settembre presso il Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Lungotevere Raffaello Sanzio 5).
“Delega. Il lascito di Primo Levi all’ebraismo e al futuro” il titolo dell’iniziativa, che nasce con la consapevolezza che quella di Levi non è figura da commemorare, ma che anzi l’intera sua opera di scrittura e testimonianza “esorti ciascuno di noi a riprendere lo sforzo di interrogazione e comprensione, come ‘una puntura, uno stimolo permanente che chiede riessere soddisfatto'”. Il miglior modo di ricordarlo è dunque riattivarne e attualizzarne il pensiero, come un laboratorio di idee per l’ebraismo e per il futuro.
Il pomeriggio si aprirà alle 17.45 con una tavola rotonda e con la lettura di alcuni brani. Tra i relatori Maria Fausta Adriani, Alberto Cavaglion, Raffaella Di Castro e Fabio Levi, moderati dal direttore della redazione UCEI Guido Vitale. All’interno di questo spazio sono inoltre previste letture di Emanuele Carucci. Dopo una pausa, i lavori del convegno riprenderanno con alcune proiezioni. La prima quella del documentario “Gli sci di Primo Levi” di Bruna Bertani, con la consulenza di Domenico Scarpa e regia di Paola Toscano (ad introdurre la proiezione Levi e Bertani). Seguirà la proiezione del servizio “Ritorno ad Auschwitz” di Sorgente di vita, introdotto da Emanuele Ascarelli e Piera Di Segni.
Ha scritto lo storico sociale delle idee David Bidussa sul portale dell’ebraismo italiano www.moked.it: “A 30 anni dalla morte di Primo Levi, morte che molti non capirono, che taluni perfino rifiutarono, bisognerebbe essere in grado di dare valore a quei tratti di pensiero che erano anche una condizione per pensare e a cui spesso nessuno di noi bada: la ricchezza di suggestioni, la curiosità, l’ironia, il silenzio prima di rispondere, la sobrietà (forse il tratto che ci è più estraneo, immersi come siamo in un’epoca dove l’urlo o l’atto narcisistico sono dominanti). In una parola la compostezza. Tutti aspetti che sono inattuali. E che ci mancano”.

(12 settembre 2017)