vita…
“Non è in cielo (la Torah), perché tu debba dire: Chi salirà per noi fino al cielo per prendercela e ce la farà ascoltare, sì che noi possiamo metterla in atto?” (Deut. 30,12). Alle numerose spiegazioni di questo passo, fornite dai Maestri in varie epoche, una ulteriore viene proposta da Rav Yosef Carmel che, sulla base di queste parole del testo biblico, ci ricorda come la Torah non ci richieda di distaccarci dalle cose terrene, non pretenda che mortifichiamo il nostro corpo, non ci richiami a comportamenti che esulino dalla normale condizione dell’essere umano, nella famiglia e nella società. È proprio nel contesto concreto della vita “su questa terra” che la Torah ci indica il percorso di santità e purezza – keddushà e taharà. Questa interpretazione dell’espressione “Non è in cielo” appare particolarmente congegnale, potendosi forse ricollegare con una sorprendente spiegazione di un versetto di poco successivo nel testo, che appare tutto proteso ad affermare la responsabilità delle nostre scelte di vita in senso spirituale, mentre in tutt’altra direzione viene letto nell’interpretazione normativa dei Maestri – midrash halakhà: “Io chiamo a testimoni per voi oggi il cielo e la terra, Io ho posto davanti a voi la vita e la morte,la benedizione e la maledizione, scegli la vita onde viviate tu e la tua discendenza” (Deut.30,19) Su questo dovere di “scegliere la vita” l’interpretazione del midrash si esprime in questo modo: “Scegli la vita – insegna R. Ishmael: questa espressione si riferisce all’acquisizione di un’attività professionale, per questo i Maestri hanno insegnato: è dovere di ogni persona insegnare un mestiere al proprio figlio, e chi non ha ricevuto dal padre l’insegnamento utile ad esercitare una professione dovrà impararla di propria iniziativa; qual è il motivo di questo precetto? È scritto : Scegli la vita” (Talmud Yerushalmì, Kiddushin 1,7); R. Akivà include nei precetti conseguenti da questo stesso versetto anche il dovere del padre di insegnare al figlio a “nuotare”, espressione da intendersi sia nel senso letterale che in senso figurato, quale capacità di affrontare anche con le proprie forze le difficoltà della vita.
Anche per questo, possiamo dire “Lo bashamaym hi – non è in cielo”.
Giuseppe Momigliano