L’invito della comunità di Cuneo
A Kippur venite “a Scola” da noi

Una presenza gentile e tenace, un compito portato avanti senza grandi proclami, con la pazienza, la determinazione e la costanza di chi crede davvero in qualcosa. È con la stessa semplicità che Mirella Foà Cavaglion, responsabile della minuscola ma molto attiva vita ebraica di Cuneo, sezione di Torino, ha lanciato il suo appello: “Apriremo anche quest’anno a Kippur la Scola, ossia il nostro piccolo Tempio e abbiamo bisogno di ospiti che arrivando da fuori ci aiutino a raggiungere il minian”. Lo dice con un po’ di pudore ma anche con un evidente orgoglio per l’appartenenza a un nucleo ebraico che si è installato in città a partire dal 1406, quando il comune concesse ad alcuni ebrei provenienti dalla Provenza di risiedere in città. Le testimonianze certe di una presenza ebraica stabile risalgono al 1436, quando il Consiglio generale della città approvò la reclusione degli ebrei in un “angulo” (ossia in un ghetto chiamato semplicemente “angolo”), mentre alla fine del Cinquecento arrivarono in città i “Juifs du Pape”, discendenti dei banchieri ebrei che il papa aveva portato con sé da Roma durante la cattività avignonese.
Una comunità antica, molto radicata nel territorio e attiva nel tessuto sociale e commerciale della città, capace di costruire rapporti così positivi con le istituzioni da ottenere lo spostamento del giorno del mercato dal sabato al venerdì. Conta ora pochissime persone, che sono ben consapevoli di cosa voglia dire oggi essere ebrei nelle piccole e piccolissime comunità, e sono impegnate a valorizzare la vita dell’ebraismo “di provincia”, una caratteristica che in Piemonte si può applicare a molti nuclei, dalle caratteristiche diverse ma che si trovano ad affrontare problemi molto simili.
Senza arrendersi, gli ebrei cuneese hanno portato avanti negli anni una politica costante di recupero e valorizzazione: dall’apertura del nuovo centro sociale e culturale, nel 2010, all’inaugurazione avvenuta a fine 2015 della “Biblioteca di Barbamadiu“, dove lo studioso Alberto Cavaglion, in memoria di suo fratello Davide, ha iniziato a raccogliere libri, documenti e materiali sulla civiltà ebraico-piemontese, quella civiltà che Primo Levi definiva “il mondo di Argon”.
In Piemonte il termine ‘Scola’ va ben oltre il significato di luogo di culto, e Contrada Mondovì non ha mai smesso né intende smettere di essere il centro della vita ebraica cittadina, una vita che è fatta di incontri, conferenze, appuntamenti sempre molto partecipati e affollati: recente la visita della presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, accompagnata dai vicepresidenti dell’Unione Giulio Disegni e Giorgio Mortara e dal presidente della Comunità ebraica di Torino Dario Disegni. In quell’occasione sono stati proprio Mirella Foà Cavaglion e lo storico Alberto Cavaglion a presentare le iniziative e la storia della realtà ebraica cuneese, e la presidente Ucei ha sottolineato come “Venire in questi luoghi è essenziale per l’Unione. Voi siete la dimostrazione che anche con numeri esigui si possono fare molte cose e portare avanti numerose iniziative, grazie anche alla capacità di dialogare con la società esterna”.
E mentre si lavora per organizzare lo shabbaton che si terrà a Cuneo dal 17 al 19 novembre, Mirella Foà Cavaglion spiega come le prossime feste abbiano un significato particolarmente forte per la piccola comunità: “Per noi aprire le porte del Tempio è molto significativo e poter celebrare lo Yom Kippur ha un valore affettivo di non poca importanza. Ormai da molto tempo ci appoggiamo ad un albergo vicino che ci garantisce la massima disponibilità in ambito religioso. C’è poi anche la possibilità di mangiare pasti casher, sia in entrata che in uscita da Kippur, in ambiente famigliare, presso i locali della nostra comunità”. Chi fosse interessato anche solo ad avere qualche informazione più dettagliata – continua – può contattarla via mail mirellafoa@libero.it

a.t. twitter ada3ves

(14 settembre 2017)